Napoli. Sembrava un incidente ma era un’esecuzione. Fabio Giannone, quel 9 aprile scorso a Secondigliano, fu ucciso. A imprimere una svolta alle indagini è stato un filmato registrato da una telecamera posizione sulla scena del delitto.

Le immagini sono chiare: Giannone è a bordo di uno scooter. Una Citroen C3, poi risultata rubata, piomba dietro di lui a tutta velocità. Lo sperona, lo fa cadere. Una volta a terra, la vittima viene investita due volte: in avanti e a retromarcia. dove è in sella Fabio Giannone. Un massacro. Il conducente del veicolo però non si ferma qui. Scende dalla macchina, con un’incedere claudicante, e si accerta che il 20enne sia morto.

Perché tanta violenza nei confronti dun ragazzo incesurato che non aveva legami diretto con la malavita se non qualche parentela “scomoda” (padre ucciso negli anni ’90)? Dalle indagini risulta che Giannone era presente nel luogo del pestaggio ai danni di un uomo che aveva appiccato un incendio a un negozio intestato a un parente del boss Di Lauro. Una vendetta, dunque, la pista battuta dagli inquirenti. Giannone sarebbe stato punito per quel pestaggio a cui avrebbe assistito.

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