Parlavano male della donna del boss di Caivano. Avevano messo in circolo la voce che avesse un amante. Un’offesa all’onore e alla reputazione del capoclan che andava lavata con il sangue. Ma gli omicidi non vanno come devono andare e di mezzo ci va anche una signora che portava un minore con sé. I Carabinieri scoprono e arrestano gli autori del tentato omicidio di Amalia Sepe avvenuto nel settembre scorso al rione Don Guanella a Napoli. Si tratta di: 1. Russo Emilio, nato a Napoli il 10.11.1990; 2. Russo Mario, nato a Napoli il 29.03.1983; 3. Natale Lettucci Terenzio, nato a Caserta it 6.01.1979.

Le maldicenze messe in circolo da una donna sulla presunta relazione che la compagna del capo del clan Ciccarelli di Caivano, Mario Russo, intrattiene con “un altro” scatenano la reazione violenta del capoclan, che risponde ai pettegolezzi a colpi di pistola. Il camorrista offeso dalle “malelingue” ordina di uccidere l’unico maschio della famiglia della donna “pettegola”, Giuseppe Telese. Tuttavia l’agguato nei confronti di Telese, perpetrato da un affiliato, Nunzio Montesano, nel rione Don Guanella e senza l’autorizzazione del boss della zona, fallisce e porta “solo” a due ferimenti, poiché si intromette la madre dell’obiettivo con un bambino in braccio, Amalia Sepe.

L’incursione da Caivano nel rione di Napoli non va giù al clan egemone al Don Guanella, che chiede le scuse al boss dei Ciccarelli per quanto fatto nel suo territorio. Per ricomporre la frattura con la malavita del rione si decide di eliminare uno degli uomini che avevano materialmente eseguito l’agguato, lo stesso Nunzio Montesano, considerato un capro espiatorio da sacrificare per ristabilire i rapporti tra i due clan. Tuttavia anche il secondo progetto di omicidio fallisce e Montesano decide di collaborare con la giustizia per salvarsi la vita.

È quanto emerge da una indagine dei Carabinieri del nucleo Investigativo di Castello di Cisterna che questa mattina hanno dato esecuzione tra le province di Napoli e Caserta a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Napoli a carico di 3 persone contigue al clan dei “Ciccarelli”, operante a Caivano e nei comuni limitrofi, ritenute responsabili dei 3 tentati omicidi aggravati da finalità mafiose e di detenzione e porto illegale di armi da guerra, dopo indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

Un video estrapolato da un sistema di videosorveglianza, che è stato molto utile per le indagini, immortala uno degli arrestati, un 38enne che aveva partecipato sia al raid per difendere l’onore del suo capo che al raid di eliminare colui che era suo complice nel ferimento della donna. Le telecamere lo riprendono mentre, pistola in pugno, entra in un bar di Caivano a minacciare clienti e titolare per poi andarsene a bordo di una fiat Panda.

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