Nonostante le prove raccolte a suo carico e le dichiarazioni di alcuni pentiti, i giudici del Tribunale del Riesame non hanno ritenuto opportuno trattenere in carcere Salvatore Di Lauro, figlio del boss detenuto Paolo, considerato ai vertici dell’organizzazione criminale attiva a Secondigliano. Gli indizi a suo carico sono stati valutati insufficienti e ne è stata ordinata l’immediata scarcerazione.

Eppure secondo gli inquirenti il ras sarebbe il curatore, per conto del sodalizio, degli affari legati al traffico di stupefacenti. In particolare, l’ex reggente della Vanella Grassi Antonio Accurso, attualmente collaboratore di giustizia, lo ha indicato come controparte per conto dei Di Lauro.

Due gli incontri avvenuti secondo il pentito. Il primo in un parcheggio della zona di Arzano dove, oltre che di droga, si sarebbe parlato anche della sparatoria avvenuta al Rione dei Fiori, nella quale furono feriti tre sodali di Di Lauro. Il secondo in una chiesa del Corso Secondigliano, scelta proprio da Salvatore per paura di essere intercettato. Anche in questo caso avrebbe chiesto delucidazioni sull’eliminazione di due esponenti della cosca di Accurso, preoccupato che l’attacco potesse provenire da formazioni criminali che volevano prendere il potere.

Ora con la sua scarcerazione il gruppo criminale può continuare l’opera di riorganizzazione intrapresa tempo fa. Tra l’altro sono tornati in libertà anche Aniello Appreda e Giovanni Cortese, esponenti di spicco del clan e ritenuti uomini di fiducia del ras.

 

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