Blitz della Guardia di Finanza di Napoli e di Roma contro la produzione di banconote false.Su ordine del GIP, su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli/DDA sono state emesse 13 ordinanze di custodia cautelare (otto arresti domiciliari, tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e due divieti di dimora). I destinatari sono ritenuti responsabili a vario titolo, tra l’altro, per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e alla commercializzazione di  banconote contraffatte.

L’indagine, avviata nel 2012, ha permesso di disvelare la costituzione e la piena operatività di un’organizzazione criminale – ramificata sul territorio nazionale ed europeo, con basi operative in Campania e in Romania – dedita prevalentemente alla falsificazione di banconote di euro contraffatte ed alla loro messa in circolazione nel territorio italiano e dell’Unione Europea.

Nel corso dell’attività investigativa, sono state scoperte 3 stamperie clandestine (di cui una in Romania), complete di macchinari e strumentazione per la produzione di banconote false, sono stati sottoposti a sequestro oltre 28 milioni di euro di banconote contraffatte (in specie, 939.775 banconote contraffatte da 10, 20 e 50 euro) e sono stati tratti in arresto in flagranza di reato 13 responsabili. I sofisticati macchinari off set sequestrati nelle stamperie si sono dimostrati altamente performanti e gli accertamenti effettuati sulle banconote hanno permesso di constatarne la pregevole fattura, in grado di ingannare facilmente chiunque ne fosse venuto in possesso.

La banda di falsari ruotava attorno alle figure di Angellotti Giuseppe (classe 53), di Marano di Napoli, e Capasso Giovanni (classe 58), di Casoria, che avvalendosi di una decennale esperienza nel settore, hanno allestito stamperie clandestine per la produzione di banconote contraffatte sia in Italia (Torre Annunziata) che all’estero (Romania).  Per la predisposizione degli opifici abusivi, l’organizzazione si è avvalsa del contributo  essenziale di Rivieccio Aniello (‘classe 50) e del figlio Michele (‘cl 79) di Torre del Greco, esperti manutentori di macchinari tipografici professionali (unitamente a Gargiulo Sergio classe 56 di Santa Maria Capua Vetere) nonché di appoggi logistici garantiti dalla complicità di Carillo Antonio (classe 71) e della famiglia Visiello (più nel dettaglio, Visiello Gennaro – classe 46 e dei figli Michele, classe 70, e Santo, classe 75, tutti di Torre Annunziata e anche finanziatori delle operazioni illecite). Felice (classe ’66) di Torre Annunziata si prodigava invece nel procacciare clienti interessati nell’acquisto delle banconote falsificate, tra i quali spiccavano le posizioni dei fratelli Cante, Enrico (classe 68) e Domenico (classe 65) entrambi di Giugliano in Campania.

Il modus operandi utilizzato dalla consorteria criminale consisteva nell’individuare immobili commerciali riconducibili a soggetti privi di pregiudizi penali specifici per contraffazione di banconote che davano la loro disponibilità a modificare strutturalmente i locali, ricavando al loro interno aree opportunamente occultate grazie alla predisposizione di pareti amovibili.  Una volta impiantato in tutta sicurezza l’opificio clandestino, attraverso la messa in funzione dei relativi macchinari, l’organizzazione iniziava la produzione di banconote contraffatte per un brevissimo lasso temporale (circa 10/15 giorni nell’arco dei quali potevano stampare oltre 15 milioni di euro falsi) per poi interrompere le operazioni e, in taluni casi, trasferire del tutto le illecite attività in altri luoghi già preventivamente individuati.

Il sodalizio criminale si era evoluto stringendo accordi con soggetti italiani (di origine campana) residenti in Romania, titolari di regolari attività tipografiche in quello Stato, delocalizzando la produzione di banconote contraffatte in territorio estero ed utilizzando le medesime strategie operative legate all’occultamento dei macchinari. E proprio in quest’ultimo Paese (in particolare, nella città di Oradea) – ove, per garantire l’alta qualità della falsificazione, si sono trasferiti gli esperti tipografi napoletani, Capasso e Angellotti, per oltre sei mesi – a seguito di un’attività di osservazione transfrontaliera effettuata da militari della Guardia di Finanza, con la collaborazione della polizia nazionale della Romania, stimolata dai servizi di cooperazione INTERPOL e EUROPOL, e stato individuato l’opificio riconducibile al gruppo criminale campano.

Dopo le conferme pervenute da sequestri operati in Italia a carico di taluni corrieri di valuta contraffatta veniva dato l’input all’organo collaterale della Romania per eseguire la perquisizione nel sito precedentemente individuato, nel corso della quale venivano rinvenuti oltre 13 milioni di euro in banconote false da 50 euro pronte per inondare il mercato europeo. La consorteria, benché avesse come “core business” la falsificazione monetaria, non disdegnava il compimento di altri reati, come ad esempio la detenzione illegale di armi, la contraffazione delle tessere personali di riconoscimento delle Forze dell’Ordine, nonché la falsificazione di passaporti e permessi di soggiorno.

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