Il foglietto è stato ritrovato durante una perquisizione a casa di Silvano Ciccarelli. Sopra c’erano scritti i nomi degli imprenditori e dei commercianti taglieggiati e le cifre date o ancora da versare. Così il gruppo delle palazzine teneva la contabilità e gestiva gli affari. Su altri appunti sono stati trovati invece gli stipendi degli affiliati, 2000 euro a Gennaro Catuogno, detto ‘o Scoiattolo, secondo i magistrati il vero reggente della cellula scissionista, e 1500 agli altri compreso Nello Di Biase.

Per Enis, il giovane ucciso qualche mese fa, 300 euro. Ma emerge tanto altro dagli atti della Procura. Ebbene, a Giugliano oltre ai Mallardo e agli “epurati” c’era anche un altro gruppo, quello legato a Michele De Simone, detto Gennaro ‘o maranese, ex cutoliano di ferro arrestato nel maggio 2016 in piazza Matteotti che aveva messo gli occhi sulla terza città della Campania dopo il parziale smantellamento della cosca dei Carlantonio.

Secondo i magistrati della DDA, l’uomo avrebbe imposto il pizzo ed ottenuto soldi da due commercianti-imprendotiri di Giugliano. L’imposizione anche ad una ditta di pulmini che addirittura ha dovuto pagare un doppio pizzo, sia a De Simone sia al gruppo delle palazzine. In un altro caso invece l’accordo creò confusione perché uno dei taglieggiati non voleva versare la cifra alle figlie del “maranese”.

Questo secondo magistrati dimostra che Giugliano è terreno fertile per estorcere denaro e per dare spazio anche ad un nuovo gruppo criminale che si sarebbe insediato piano piano nei gangli degli affari criminali, imponendo a sua volta il pizzo. Ciò che sconcerta è che i documenti sono pieni zeppi di episodi estorsivi messi a segno ma che nessuno, se non du coraggiosi imprenditori, ha ancora avuto il coraggio di mettere la parola fine a questa odiosa, ingiusta e criminale pratica.

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