Un colpo diretto al cuore del clan Lo Russo. Una parabola criminale che, con il duplice omicidio di Miano, sembra volgere al termine. Un clan, quello dei Lo Russo, già decimato da arresti – 24 ore prima degli omicidi c’era stata un’ordinanza di custodia cautelare per 6 presunti affiliati – e da pentimenti  eccellenti: da Salvatore Lo Russo al figlio Antonio, ai fratelli Mario e Carlo.

Carlo Nappello senior, con un passato da spacciatore proprio per conto dei Lo Russo, era diventato un punti di riferimento per quei pochi affiliati che continuavano ad orbitare intorno al clan, e aveva radunato intorno a sé le ultime truppe, composte principalmente da seconde linee e giovani inesperti, con l’obiettivo di tenere in piedi un’organizzazione criminale che perdeva pezzi e potere. Risorse limitate che permettevano a mala pena di sopravvivere, incalzati però dalle forze dell’ordine, dai clan rivali e da chi voleva un cambio di rotta.

È per questo forse che qualcuno ha deciso di vendicarsi e di colpire così duramente. Gli inquirenti seguono la pista che porta alla guerra tra i Nappello (considerati gli eredi dei Lo Russo) e i Ferraro. Ma non si esclude nemmeno un coinvolgimento degli Stabile di Chiaiano.

In ogni caso con l’assassinio di zio e nipote – il più giovane dei Nappello ammazzati aveva un precedente per droga – si apre anche il problema della successione interna a quel che resta dei Lo Russo. Anche se non sembrano esserci possibili papabili dal profilo criminale elevato, la questione, sommata a possibili vendette e ritorsioni, potrebbe portare a ulteriori spargimenti di sangue. I parenti delle vittime promettono vendetta: “Dobbiamo vederli morire, dobbiamo farli a pezzi”.

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