Melito. Una Fiat Panda abbandonata nei pressi del centro remiero di Lago Patria. Nessun segno di effrazione, nessun colpo di pistola. Alcune impronte digitali sull’abitacolo e sui finestrini. E tanto buio. Quello in cui brancolano adesso gli investigatori per risolvere il rebus dell’auto ritrovata di Davide Tarantino, il 44enne pregiudicato di Melito la cui sparizione è stata denunciata venerdì scorso dalla moglie.

La prima ipotesi, forse quella più probabile, è la “lupara bianca“. Davide Tarantino, secondo la DDA partenopea a capo di una piazza di spaccio gestita dagli Amato-Pagano, è la nuova vittima della faida di camorra che si sta consumando nell’hinterland. La sua morte sarebbe collegata all’omicidio di Luigi Di Rupo, il 24enne di Melito freddato in un bar di via Po il giorno dell’Epifania. Anche Di Rupo era legato agli Amato-Pagato, ed anche lui, forse come Tarantino, aveva commesso uno sgarro ai danni del clan e aveva provato a mettersi in proprio intrecciando nuove relazioni criminali con altri clan partenopei per la gestione del mercato degli stupefacenti tra Melito, Scampia e Secondigliano.

Soltanto le indagini potranno fare più luce sulla vicenda. Oggi i sommozzatori della Scientifica perlustreranno il fondo del Lago Patria alla ricerca di indizi o tracce, o comunque per escludere che il corpo di Tarantino sia stato inabissato proprio nelle acque del lago. Secondo gli inquirenti, Davide Tarantino potrebbe essere stato portato a Lago Patria con un escomatoge: conosceva chi doveva incontrare e poi avrebbe lasciato l’auto per poi salire su un’altra vettura.

 

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