Ieri è giunta la prima sentenza dei giudici di Santa Maria Capua Vetere che vede dodici condanne per estorsione all’American Laundry, tra le più grandi lavanderie industriali con sede a Melito di Napoli. La Laundry, cosi come riporta Il Mattino, è stata costretta a versare il pizzo dal 1996 al 2006 alla cosca dei Casalesi dalla quale era stata presa di mira insieme al clan dei Russo e Misso, il valore delle estorsioni mensili era tra gli 8mila e i 12mila euro.

 

Un vero e proprio patto tra un gruppo dei Casalesi e i due cartelli partenopei attivi nel centro storico della città di Napoli, che fu siglato in carcere. L’American Laundry, azienda che tuttora registra 400 dipendenti, aveva ottenuto l’appalto di lavanderia in molte strutture ospedaliere di Napoli e della provincia di Caserta tra le quali il San Gennaro, il Pellegrini e la clinica Pineta Grande di Castel Volturno.  L’azienda ha pagato in quegli anni il “pizzo” due volte fino al pentimento di Setola che raccontò del racket a cui era sottoposta la lavanderia industriale.

 

Tra gli imputati nomi di spicco tra i quali Ciro e Patrizio Lepre, Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia, per un totale di 83 anni di reclusione. Assolto invece Antonio Russo ritenuto non colpevole e scarcerato. Pene più basse per chi ha collaborato e aiutato la Dda a ricostruire i fatti, Massimo Amatrudi, Luigi Guida, Emilio dDi Caterino , Michelangelo Mazza, Luigi Tartarone, Oreste Spagnuolo e Giuseppe Misso.

 

Il metodo per costringere l’azienda a pagare è stato raccontato per primo da Giuseppe Gagliardi, difatti i furgoni dell’azienda che trasportavano biancheria venivano bloccati dai commandi dei clan. La strategia era stata studiata nel corso di veri e propri summit che avvenivano tra i clan in cui venivano stipulate anche le condizioni di come spartirsi i proventi dell’estorsione.

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