L’inefficace polizza fideiussoria presentata dalla Ego Eco, la ditta che dovrà gestire per altri tre mesi la raccolta dei rifiuti in città, e la domanda di ammissione alla procedura del concordato preventivo, presentata al tribunale di Cassino, sono due macigni che, messi insieme, diventerebbero “una bomba con detonatore instabile”: lo scrive l’ex sindaco Bertini sul suo blog l’altramarano, ma lo vanno anche dicendo da tempo gli altri consiglieri di minoranza. Per quale motivo? Cerchiamo di capire. L’opposizione già da un po’ di tempo ha scoperto che la polizza fideiussoria, allegata al contratto semestrale firmato tra la ditta di Cassino e il Comune di Marano, non è valida per gli enti pubblici. Si tratta di un concetto che va chiarito bene, visto che qualche sito locale si ostina a scrivere che la polizza è valida per gli enti pubblici, però non è riconosciuta dalla Banca d’Italia, ma questo può succedere anche nelle migliori famiglie. Su internet, infatti, la GBM Finanziaria con sede in Roma è nell’elenco degli intermediari finanziari , non abilitati al rilascio di garanzie nei confronti del pubblico (quali le fideiussioni a favore di enti e amministrazioni pubbliche…) Ciò significa che se la Ego Eco dovesse fallire non sarebbero garantiti gli adempimenti contrattuali nei confronti del Comune, e potrebbero trovarsi scoperti gli stipendi dei dipendenti, gli oneri fiscali e contributivi derivanti. Ma il rischio bancarotta non è da escludere, data la precaria situazione finanziaria in cui verserebbe la ditta di Cassino. In data 11 gennaio 2016, infatti, i legali rappresentanti dell’azienda hanno presentato al Tribunale di Cassino domanda di ammissione alla procedura di “concordato preventivo” che, generalmente, è l’anticamera al fallimento e che sarebbe stata accordata con decreto del primo febbraio 2016. Tale scoperta è stata fatta dall’opposizione ed è stata comunicata sia al sindaco che alla segretaria comunale D’Ambrosio, che dopo averlo saputo sarebbe andata in tilt.

“E’ chiaro che con il concordato in atto – è scritto sull’altramarano – nessun istituto finanziario serio accetterà di farsi garante per un’impresa che non ce la fa a pagare i fornitori. A questo punto, il Comune, responsabile in solido, dovrebbe farsi carico degli eventuali mancati adempimenti, senza poter escutere la polizza, visto che quella offerta dalla Ego Eco è carta straccia”.

A questo punto, secondo gli oppositori, quella della rescissione contrattuale è l’unica strada praticabile.

“Lo feci anch’io ai miei tempi con la Sates – dice Bertini – Io, però, potevo contare su una polizza confessata e comunicata, grazie alla quale recuperai due miliardi di lire con i quali riuscimmo a pagare gli stipendi dei dipendenti e i debiti con la discarica. Dopo la rescissione del contratto, per non interrompere un servizio fondamentale alla città quale la raccolta dei rifiuti, trovai una ditta sostitutiva per l’immediato, cercandola sulle pagine gialle”.

Mimmo Rosiello.

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