Via San Marco, via Arafat, via Pepe, via Vallesana? Dopo la chiusura del mercato pannino di via Padreterno, disposta nei giorni scorsi dal sindaco Liccardo in seguito alle proteste dei residenti della zona, continua ad essere oggetto di discussione la futura destinazione dei 160 operatori che, fin da martedì, non potranno più allestire i loro stand nella vecchia e inadeguata zona della città. Ognuno ha la sua ricetta: l’amministrazione comunale sembra intenzionata a propendere per via Vallesana o, in alternativa, per la zona a due passi dal liceo Segrè, di proprietà del Comune di Napoli; la segreteria del Pd invece punta sull’area di San Marco, di proprietà comunale e prospiciente alla C4. Altri cittadini e politici vedono di buon occhio l’area a ridosso della villa comunale. Nessuno però sembra voler i conti con le direttive regionali: quelli più recenti (“Nuova disciplina in materia di distribuzione commerciale”), promulgate nel gennaio 2014. La legge parla chiaro e sarebbe il caso, una volta archiviata una situazione di illegalità diffusa (mercato in via Padreterno), di non creare analoghi presupposti attraverso la dislocazione del mercato in aree altrettanto non idonee.

Le legge regionale in materia di mercati e fiere. La legge numero 1 del 9 gennaio del 2014, agli articoli 40, 41 e 43, chiarisce e in maniera inequivocabile quanto segue:
“Il Comune provvede a dotare la zona adibita alla vendita di generi alimentari di strutture igienicamente valide”; “Per i mercati non specializzati sono previste due zone distinte, riservate rispettivamente a venditori di generi alimentari e non alimentari”; “L’istituzione di un mercato è disposta con deliberazione del Consiglio comunale previa concertazione con le organizzazioni dei consumatori e delle imprese di commercio”; “Per l’individuazione delle aree da destinare a nuovi mercati e per la delocalizzazione di quelli già esistenti i comuni tengono conto: delle esigenze di tutela, valorizzazione del patrimonio artistico, ambientale, culturale e storico; della compatibilità rispetto alle esigenze di carattere igienico-sanitario; della dotazione di opere urbanizzazione primaria (fogne e altro) e dei necessari servizi, nonché del rispetto delle previsioni del Siad; “Deve essere indicato l’organico dei posteggi, l’ubicazione del mercato e la sua periodicità, le attrezzature e i servizi comunali; “La deliberazione del Comune va trasmessa alla giunta regionale; “Il trasferimento di un mercato, nell’ambito di un territorio comunale, deve essere deliberato dal Consiglio comunale; “L’istituzione di nuovi mercati giornalieri e periodici è subordinata alla realizzazione di impianti e servizi nel rispetto delle norme sanitarie”.

Morale della favola? E’ inutile correre: se non verrà seguito l’iter appena descritto, l’eventuale trasferimento o istituzione di nuovi mercati non sarà avallata o accompagnata dal crisma della legalità.

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