Mercati, occupazione di suolo pubblico, scadenze e controlli. Da un lato si avverte il bisogno di sfoltire la giungla burocratica, dall’altro quello di intensificare i controlli per i furbetti dell’abusivismo commerciale e di chi, pur potendoselo permettere, non rispetta le regole. Alcuni esempi. E’ scaduto da cinque anni il permesso per l’occupazione del suolo pubblico concesso, nel lontano 1999 dall’allora giunta Bertini, al signor Enrico Esposito, titolare del chiosco (denominato “La Piazzetta”) presente in piazza Libera, nelle adiacenze della chiesa dell’Immacolata. La durata dell’occupazione, sancita dalla delibera di giunta e da un successivo atto del Consiglio comunale (numero 29 del 27 maggio del 1999), era fissata in dieci anni, a partire proprio dal 1999. Da allora nessun controllo è stato effettuato né tantomeno si è provveduto al rinnovo della convenzione tra le parti. Quell’area, allo stato, è dunque occupata in maniera del tutto impropria. 

Altri tipi di occupazione di suolo pubblico. Caso completamente diverso ma ugualmente esemplificativo è quello di viale Duca D’Aosta, a due passi dall’Asl e dal comando dei vigili urbani, là dove un tempo c’era un meccanico è spuntato – già da parecchi mesi – un supermercato, con tanto di gazebo e banchi frutta e verdura che si estendono per metri e metri (su suolo privato, ma senza la necessaria autorizzazione per la vendita in quel punto della strada) all’esterno della struttura commerciale e, come per altri analoghi casi, finanche sulle aree riservate alla sosta degli autoveicoli. Identico refrain al corso Mediterraneo, dove ad occupare l’area di sosta per i veicoli è un fruttivendolo. Alcuni commercianti, ad onor del vero, sono stati multati a più riprese dagli agenti della municipale. Ma è altrettanto vero che poco si è riusciti a fare per i casi più eclatanti. E sempre in tema di occupazione di suolo pubblico, occorre ricordare che dal 1 gennaio del 2013 – per effetto di un’apposita ordinanza comunale – i gestori di bar, caffetterie e altri esercizi commerciali che somministrano bevande e merci sulle pubbliche arterie operano in regime di totale illegalità. Fanno eccezione soltanto 11 esercizi commerciali che hanno già provveduto – con apposita richiesta e presentazione di atti all’ufficio per le attività produttive del Comune – a regolarizzare la propria posizione. 

Un nuovo mercatino in piazza della Pace?  Da qualche settimana, infine, alcuni commercianti ed espositori, tuttora sprovvisti delle necessarie autorizzazioni, forse sulla scia della domanda presentata da un’associazione che intende dar vita ad un’area fieristica in via Arafat, stanno tentando e hanno tentato di allestire un mercatino settimanale in piazza della Pace. Gn ben due occasioni sono dovuti intervenire i vigili urbani. E’ opportuno pertanto richiamare, per l’ennesima volta, il contenuto della legge regionale in materia di mercati e fiere (la numero 1 del 9 gennaio del 2014). “L’istituzione di nuovi mercati giornalieri e periodici è subordinata alla realizzazione di impianti e servizi nel rispetto delle norme sanitarie. L’istituzione di un mercato o di una fiera è disposto  con deliberazione del Consiglio comunale”.

La questione Siad. Ovvero lo strumento integrato per l’apparato distributivo, che deve disciplinare l’insediamento sul territorio comunale di attività di commercio al dettaglio in sede fissa o itinerante, su aree sia private che pubbliche. Quello vigente, a Marano, risale agli inizi degli anni Duemila (forse è il caso di rimetterci mano) e non contempla la presenza sul territorio di strutture per la grande distribuzione commerciale, creando in taluni casi anche una disparità di trattamento tra coloro che dichiarano (con un escamotage burocratico più volte evidenziato dalle pagine del nostro portale) superfici di vendita inferiori ai 250 metri quadri (strutture di vicinato) e coloro che avrebbero la possibilità di mettere in piedi attività tipiche della media e grande distribuzione.

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