In un clima surreale, dovuto perlopiù all’assenza dei consiglieri di minoranza, che da giorni invocano le dimissioni del presidente del Consiglio Angela Di Guida, il civico consesso di Marano ha approvato le tariffe sulla tassa rifiuti (Tari) e l’aliquota per l’addizionale Irpef.

 

Quest’ultima, con un emendamento del sindaco e contrariamente a quanto proposto dal dirigente del settore economico-finanziario, è passata dallo 0,8 per cento allo 0,75 per cento. La stessa riduzione prevista anche per il 2013, ma poi vanificata da un errore degli uffici che pubblicarono in ritardo la delibera di Consiglio comunale. Il civico consesso ha inoltre dato mandato agli uffici di redigere il piano decennale per il riequilibrio del debito, che entro cinque giorni deve essere sottoposto al Ministero dell’Economia e, nell’arco di 90 giorni, alla Corte dei conti e al Ministero dell’Interno.

 

Il Comune ha scelto la strada della richiesta del prestito allo Stato per ripianare il disavanzo di amministrazione (16 milioni di euro), i 2 milioni e 700 mila euro frutto di debiti fuori bilancio, più altre somme non ancora note derivanti invece dalle somme a destinazione vincolata utilizzate in passato per esigenze di cassa. “E’ un lavoro che richiede sacrifici, dovremo approntare un piano serio altrimenti la Corte dei conti ce lo boccerà”, ha chiarito in aula l’assessore al Bilancio Paolo Longoni, che ha poi aggiunto: “I problemi di questo Comune dipendono in larga parte dalla mancata riscossione dei crediti, dall’evasione e dall’elusione fiscale”.

 

Dati alla mano, Longoni ha spiegato le stesse, identiche cose che ripetiamo ormai da anni dalle pagine di questo portale e per le quali fummo duramente attaccati qualche mese fa.

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