Nemmeno il giudice crede alla versione di Giuseppe Varriale. Per questo conferma le ipotesi accusatorie del pm che ha portato in tribunale la sua accusa per la morte dell’ex Alessandra Madonna: omicidio volontario.

Il 24enne ha fornito la sua versione dei fatti riguardo quella terribile serata. I due si erano incontrati in una discoteca in via Coroglio, a Napoli. Lei gli ha chiesto di parlare, lontani dalla confusione, ma lui le ha negato questa possibilità. Poi a notte inoltrata si sono di nuovo incontrati in macchina in zona Capodichino. Anche in quel caso lui avrebbe evitato di parlarle: lei a quel punto non ha desistito ed intorno alle 3.30 l’ha raggiunto sotto casa, a notte inoltrata. Lui le avrebbe chiesto ancora una volta di andarsene ma lei non ha mollato: “Voglio parlare”, avrebbe detto.

Così Giuseppe, stanco di quell’ennesima richiesta, avrebbe deciso di andare via e di rincasare in un secondo momento. Ha ingranato la marcia della sua auto ed è partito non accorgendosi di aver trascinato Alessandra per alcuni metri. Il pubblico ministero ha però insistito su un unico punto: il lembo di stoffa incastrato nella portiera della vettura. Su quel particolare il ragazzo non ha saputo fornire una spiegazione convincente.

Per questo dettaglio due sono le ipotesi del pm: o la cintura si è incastrata e Giuseppe è partito ugualmente sottovalutando il rischio di quanto stesse succedendo o lei si è aggrappata all’a cintura stessa e il giovane ha ingranato la marcia senza accorgersi di aver trascinato anche Alessandra con sé. Intanto stamattina sarà eseguita l’autopsia sul corpo di di Alessandra e domani mattina saranno celebrati i funerali alle 11 a Melito, nella Chiesa di Santo Stefano.

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