Sono più di cento – come si evince da un rapporto dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati – gli immobili sottratti alle potenti organizzazioni criminali di Marano. Un dato imponente, insomma, che la dice lunga sulla penetrazione della camorra nel tessuto sociale di questa popolosa città, per decenni feudo incontrastato dei clan Nuvoletta, Polverino e ora sotto la minaccia delle fazioni scissioniste di Scampia. Per il 32 per cento di queste unità immobiliari è stato già adottato il decreto di destinazione e i beni, 34 in totale, sono stati già consegnati alle forze dell’ordine e al Comune, mentre per il restante 68 per cento non si è ancora provveduto alla formale consegna o ci sono procedimenti giuridico-amministrativi tuttora in corso. Si tratta di palazzi, ville, negozi, box, terreni e locali sparsi su un territorio molto vasto, la maggior parte dei quali ubicati nella zona collinare (Camaldoli) o in quelle limitrofe alla città di Quarto.

 

Cosa ne sarà della villa di Polverino? E’ un esempio di bene confiscato soltanto sulla carta la villa bunker di Giuseppe Polverino, alias “Peppe ‘o Barone” che, fino a qualche mese fa, era ancora occupata dai suoi familiari. Cinquemila metri quadri tra appartamenti, garage e depandance ubicati nella frazione collinare della città, assegnati con decreto dell’ex prefetto Pansa al ministero della Ricerca e Università, all’interno dei quali la Regione (il progetto è poi finito nel dimenticatoio) intendeva realizzare un centro d’eccellenza per le politiche sull’immigrazione. Sfumato, almeno per ora, anche il progetto che contemplava lo spostamento in quella struttura di alcuni forze di polizia.

 

Il vertice di oggi. Ed è per questo motivo che oggi, su sollecitazione della prefettura di Napoli, si terrà un vertice tra il prefetto Francesco Antonio Musolino e i vertici dell’amministrazione comunale. L’occasione propizia, dopo tanti intoppi e ritardi, per decidere del futuro della struttura simbolo della camorra locale. Cosa ne sarà della villa bunker del “Barone”? Sarà affidata al Comune, ad altri enti della Regione o fungerà da perenne monumento alle inerzie amministrative? Negli ultimi mesi il Comune di Marano (anche grazie all’avvento di un commissario prefettizio e di un consulente legale, l’avvocato Saverio Griffo) è riuscito a dare seguito a ben 4 operazioni di sgombero di altrettante ville che risultavano essere occupate nonostante il provvedimento di confisca. Ma la strada da percorrere è ancora lunga, anche perché tantissimi beni non sono stati mai destinati alle attività sociali previste dalla legge Rognoni-La Torre. Le colpe? In primis della politica, spesso timorosa o in qualche caso connivente, ma anche della burocrazia, della mancanza di mezzi, risorse economiche. A Marano si sono evidenziate infatti tutte le criticità tipiche della complessa gestione del patrimonio confiscato: eccessivo lasso di tempo che intercorre tra la fasi di sequestro, confisca, destinazione e gestione; gravami ipotecari sui beni; disomogeneità delle procedure giuridiche e amministrative; ricorsi da parte dei vecchi proprietari.

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