Melito. Un vero e proprio baby-bass D. A., il 16enne ferito ieri in un agguato in via Giulio Cesare a Melito. Così giovane ma così potente, tanto da essere l’obiettivo dei killer che ieri sera hanno ammazzato Mohammed Nuovo e Alessandro Laperuta.

Amato junior a 16 anni conduce già una vita da adulto. Mentre il resto dei suoi coetanei è diviso tra scuola e famiglia, il baby-boss viene descritto dagli ambienti malavitosi come un ragazzo amante della movida e dei tatuaggi, frequentatore dei locali notturni, appassionato di viaggi. Soprattutto in Spagna, la stessa Spagna dove suo padre costruì una fortuna economica prima di dichiarare guerra ai Di Lauro nella seconda faida di camorra. Per gli adolescenti merita rispetto e incute timore per il cognome che porta. Per le ragazze è un mito.

Giovanissimo, il baby-boss ha probabilmente già un ruolo attivo nell’organigramma criminale degli Scissionisti, così come impone la succession “dinastica” della camorra. E potrebbe già contare su un’importante disponibilità economica per le sue uscite. Proprio per il suo ruolo sarebbe finito nel mirino dei sicari di via Giulio Cesare. Due le ipotesi in campo: il piccolo Amato doveva essere ucciso da un gruppo emergente interno agli Amato-Pagano pronto a conquistare il potere, oppure dai clan di Secondigliano e Scampia (gli “girati” dei Vanella-Grassi, oppure gli Abate-Abbinante-Notturno), che vorrebbero approfittare della debolezza degli Scissionisti per allargare la propria influenza anche sulle piazze di spaccio a Nord di Napoli.

Per ora ipotesi, supposizioni. E niente di più. Gli investigatori però temono che dopo l’agguato di ieri, il clan degli Amato-Pagano stia già preparando una risposta. La faida a nord di Napoli non risparmierebbe nessuno. Anche Melito è una polveriera pronta ad esplodere.

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