Non si è ancora spento l’eco scaturito dalle dimissioni di Gaetano Orlando e Giuseppina Pennino, rispettivamente ex assessori all’Ambiente e all’Urbanistica, e già impazzano nuove voci sull’imminente rimpasto e sulle altre problematiche che ormai da giorni assillano il primo cittadino. Ma andiamo per ordine.

 

Capitolo rimpasto. L’ala diguidiana (De Stefano, Pellecchia e Di Guida) e il coordinamento cittadino e il gruppo consiliare di Ncd hanno ottenuto rassicurazioni formali circa il varo del rimpasto prima del voto sul bilancio previsionale del 2014, che verosimilmente sarà discusso in aula nella decade che va dal 10 al 20 ottobre. Ncd punta all’ottenimento della casella di vicesindaco (Eliodoro Belmare è l’uomo indicato dal partito) o in alternativa di un secondo assessorato. In quest’ultimo caso il nome sarebbe indicato dal neo consigliere Saverio Santoro, ormai prossimo al passaggio nel partito di Alfano. “Il ruolo di vicesindaco – conferma Carlo Astarita, coordinatore cittadino di Ncd – spetta di prassi alla seconda forza della coalizione. Sarebbe il giusto riconoscimento per il nostro partito. La nostra richiesta è già stata comunicata al sindaco Liccardo”.
Capitolo presidenza del Consiglio. Incassato l’attacco delle minoranze, che si sono autosospese dalla attività istituzionali in seguito ai fatti dell’ultimo Consiglio comunale, il presidente del civico consesso Angela Di Guida ha inviato una comunicazione ai vari gruppi e ai singoli consiglieri di minoranza. L’obiettivo è quello di sedersi attorno a un tavolo e tentare di ricucire lo strappo. Una mossa diplomatica avviata nella giornata di ieri e che per ora non avrebbe sortito gli effetti sperati.
Capitolo Politiche sociali.  La casella è stata richiesta dall’ala che fa capo all’assessore provinciale Antonio Guida e l’uomo indicato per tale ruolo è il consigliere Salvatore De Stefano. Cosa accadrà se il sindaco non dovesse recepire tale indicazione? Si andrebbe allo scontro aperto, al muro contro muro, con tutte le conseguenze politiche del caso, a meno che Liccardo non opti per un azzeramento complessivo della sua squadra di governo e alla successiva nomina di soli assessori tecnici, di provata esperienza e capacità amministrativa.
Capitolo “Giardino dei ciliegi”.  
La vicenda, tornata in auge nei giorni scorsi e riproposta dal nostro portale, potrebbe riservare non poche sorprese, anche di carattere politico. In ballo c’è la realizzazione di una struttura sportiva (piscine) e di un centro per anziani che deve sorgere in un’area – quella a ridosso di via Che Guevara – di proprietà della famiglia di un consigliere comunale di maggioranza, che sarebbe la destinataria del relativo e cospicuo esproprio. La costruzione, affidata a una ditta il cui titolare è un noto gruppo imprenditoriale della città, lo stesso che avrebbe dovuto realizzare il complesso edilizio nella zona lottizzata denominata C4 (l’operazione saltò qualche anno fa, creando non pochi grattacapi politici all’allora giunta Cavallo), arriverebbe al culmine di un lunghissimo iter: circa 12 anni da quando fu emanato il bando dall’amministrazione comunale dell’epoca, con tanto di polemiche, ricorsi al Tar e nomina di un commissario ad acta. Il nodo? Oltre che sull’opportunità politica, attiene soprattutto alla questione fidejussione. Il Comune – che si appresta a varare un piano decennale per il rientro del debito – dovrebbe infatti accollarsi l’onere della garanzia che è pari a circa 1 milione 200 mila euro. “Sono passati più di dieci anni da quel vecchio accordo – argomenta Antonio Di Guida – e in questo lasso di tempo sono cambiate tante cose: le condizioni economiche, sociali ed urbanistiche della città. Credo sarebbe il caso di rivedere il tutto e magari, sentito anche il parere del civico consesso, riproporre un nuovo bando di gara che contempli condizioni più confacenti all’attuale realtà”.
Capitolo opposizione.  A quale gioco stanno giocando le minoranze? I dissidi interni alla maggioranza, le lotte intestine imporrebbero a un’opposizione, almeno a quella che vuole definirsi tale, di approfittare di ogni condizione per chiudere la partita anzitempo e prepararsi a nuove elezioni, che si svolgerebbero – dato non trascurabile – in contemporanea con quelle regionali. Ogni gruppo, sia per ragioni localistiche sia per motivazioni di più ampio respiro, avrebbe i suoi buoni motivi, insomma, per tentare la strada dell’accordo anche con quelle componenti della maggioranza insoddisfatte dell’operata del sindaco. Ma a Marano, si sa, spesso le manovre sono condizionate da fattori non propriamente politici o comunque da piccoli interessi di bottega. Il tempo (altra verità della politica) gioca spesso a favore delle amministrazioni in crisi, che possono avere tutto il tempo per avviare azioni di disturbo o per convincere i più recalcitranti. 
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