Era felice, Debora Menale, e rideva. Rideva probabilmente perché dopo qualche screzio era di nuovo accanto al fidanzato, con il quale c’era stato un litigio qualche giorno prima. Non sapeva che di lì a poco la sua vita sarebbe stata spezzata.

Gli attimi prima. Debora aveva trascorso una serata in compagnia del fidanzato, Giuseppe Iameo, e di un gruppo di amici. Risate, qualche drink, delle foto da condividere su Facebook. Poi, verso le 4 del mattino, tutto finisce. Si torna a casa. Debora esce dal May Be, a Sant’Antimo, si accinge ad attraversare la strada, forse non guarda le auto che sopraggiungono, vede spuntare i fari di un’auto che schizza a velocità sostenuta. La 25enne non ha il tempo di strizzare le palpebre per capire cosa sta succedendo che viene travolta e sbalzata a circa dieci metri di distanza. Gli amici e il suo ragazzo non credono ai loro occhi, si avvicinano al corpo della ragazza. Chiamano il 118. Ma non c’è niente da fare: Debora muore probabilmente sul colpo. Lì, su quella strada killer che fa paura solo a guardarla. La vita della bella Debora è stata spezzata così, in una notte di fine inverno, sotto una pioggia battente.

Il litigio in ospedale. Inutile il trasporto al pronto soccorso, al Moscati di Aversa, dove i medici non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Il fidanzato della ragazza morta, in quegli attimi di disperazione, ha anche avuto un litigio in ospedale con il papà di Debora. L’uomo, ovviamente sotto shock, probabilmente l’ha accusato di non aver badato alla figlia, di non averla tenuta sott’occhio oppure, solo preso dallo sgomento, avrà sfogato l’immenso dolore per la morte di Debora. Il corpo oramai esanime della 25enne è stato trasportato al policlinico per l’esame autoptico.

Il pirata della strada. Ora però si attendono gli esami tossicologici di Giovanni Vitiello, il 27enne che ha preso in pieno la ragazza sulla via Appia. Ai carabinieri ha ripetuto più volte di non averla vista. Tra le lacrime, come un mantra, singhiozzava e pronunciava questa frase. P”Non l’ho vista, non l’ho vista”. Per lui un’accusa di omicidio stradale. Il gip della Procura di Napoli di Nord non ha ritenuto opportuno disporne l’arresto. Per lui un deferimento in stato di libertà.

La vita privata. Debora Menale viveva a Gricignano da sola in un appartamento: faceva la parrucchiera casa per casa. Aveva perso la madre cinque anni fa e il papà viveva tra Gricignano e Potenza. Era conosciuta come una ragazza solare e piena di vita. Amava il divertimento sano, amava ballare. Ma durante la settimana lavorava duramente e si impegnava per cercare di rendersi autonoma. Aveva dei sogni da realizzare, come tante altre ragazze della sua età. In particolare un desiderio specifico: sognava di avere un salone tutto suo dopo aver lavorato anche in un coiffeur di Aversa.

Appia killer. Due le famiglie distrutte in questa immane tragedia. Quella della bella Debora che aveva perso la mamma qualche anno fa, e quella di Giovanni, che da oggi dovrà convivere con un pesante senso di colpa. Il ragazzo, che non si è fermato per soccorrere la vittima ora dovrà affrontare un processo, su di lui pende una pesante accusa. Come sotto accusa è la via Appia, un asse viario privo di illuminazione elettrica, senza sicurezza e senza un sistema fognario. Una strada killer responsabile di questa assurda tragedia.

INTERVISTA ESCLUSIVA ALLA MADRE “ADOTTIVA” DI DEBORA

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