Questione Rom, ancora.
Crediamo che pochi si possano esprimere con onestà intellettuale su questo tema e che pochi lo stiano facendo. Per difendere posizioni partitiche, per cavalcare il fenomeno del momento, omettendo qualche responsabilità o rinunciando al proprio pensiero, tacendo, per avallare scelte anche se non condivise. Richiedere un referendum non è un atto provocatorio contro qualcuno ma rappresenta la volontà di esercitare democrazia diretta ed i consiglieri eletti, espressione della sovranità popolare, non possono sottrarsi dall’offrire la propria disponibilità ai comitati promotori.

 

Il nostro consigliere Anna Russo ha infatti dichiarato che avrebbe dato la disponibilità alle operazioni di autenticazione delle firme a prescindere dal quesito ed a prescindere dai promotori, aggiungendo “non è importante in questa fase, condividere la posizione sul tema ma garantire la possibilità di esprimersi sul tema stesso, nulla vieta che ammesso si raggiungano le firme sufficienti ad indire referendum ci si possa esprimere in piena libertà su posizioni differenti. Il gruppo cambiaMenti si è confrontato al suo interno e qualora si tornasse un passo indietro è pronto a mettere in campo delle proposte alternative alla realizzazione del villaggio, esperienza già fallimentare, ed è pronto a confrontarsi su queste. Ieri sono stata a Ponte Riccio ed ho visto una comunità presente, legata al territorio ed ai valori storici della nostra tradizione, comunità per la quale non c’è prezzo che tenga di fronte al valore.

 

Ho visto giovani difendere i sacrifici dei loro genitori ed essere vigili sulle scelte che compiono i propri rappresentanti. Dall’altra parte ho visto che il centro di Giugliano, nonostante sia meno colpito dalle conseguenza delle scelte dell’amministrazione sul tema Rom, concepisce la città una, unica e unita e sta mostrando pieno sostegno all’iniziativa sottoscrivendo il documento presentato dal comitato promotore.” Fermi nel sostenere che non siamo contro i Rom ma contro la logica dei campi, bocciati dall’Europa, dalla commissione Diritti Umani del senato, dalle associazioni a favore dell’inclusione sociale e pronti ad un confronto serio e costruttivo con l’amministrazione che preveda misure concrete di ordine pubblico che ristabiscano la legalità ed il civile convivere in quella parte di territorio in cui insistono i campi, razionalizzazione della spesa e tutte le azioni che garantiscano una reale integrazione nel nostro tessuto sociale, vale a dire pari diritti ed altrettanti doveri. Non può esserci integrazione se non vi è una condivisione delle nostre norme e se non finiscono le politiche di assistenza fini a se stesse.

 

La casa è un diritto e l’accesso alla stessa va garantito a tutti con gli stessi requisiti, vale a dire dimostrando una riconosciuta necessità abitativa e redditività familiare.

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