La follia che ha ucciso il calcio a Giugliano. Un calcio antico, una squadra che l’anno prossimo avrebbe compiuto 90 anni, e che invece è stato cancellato da 3 minuti di follia, da una rissa che ancora oggi fa parlare l’Italia.

Oggi ricorrono i 3 anni da Giugliano-Virtus Volla, giocata a Mugnano, la partita che ha segnato la morte del calcio nella terza città della Campania. Fu una domenica bestiale. Un gruppo di facinorosi scavalcò le recinzioni, invaso il campo e assalito calciatori e dirigenti della squadra ospite. Il gesto di un giocatore del Virtus Volla contro la tifoseria avversaria fece scatenare il panico. È in quell’attimo che accade il peggio: botte tra tifosi e giocatori.

Giugliano e Volla lottavano nella zona playoff, la squadra gialloblù aveva un centinaio di giovani in squadra, di ragazzi della città che amavano correre dietro ad un pallone e che a causa di una manica di fetienti, per citare una nota canzone, si sono visti sfumare un sogno e una possibilità, ma anche il mero gusto di giocare a calcio.

Pochi giorni dopo il presidente Salvatore Sestile decide d’accordo con la dirigenza di ritirare la squadra dal campionato, decide di dire basta dopo anni di battaglie contro amministrazionia assenti che hanno depauperato un impianto, come il De Cristofaro, che era il fiore all’occhiello dell’area nord di Napoli e che ora è poco più di un ecomostro.

Da quella rissa il Giudice fece uscire i tigrotti a pezzi, con cinque punti di penalizzazione, sette gare interne da disputare a porte chiuse e la partita incriminata, quella con la Virtus Volla, persa a tavolino. Dieci mesi di reclusione invece per i tre tifosi del Giugliano che scatenarono la rissa.

Oggi sono 3 anni che il Giugliano è morto, perché da quella rissa non si è mai ripreso. Millenovantacinque tristissimi giorni in cui i colori gialloblù sono stati cancellati dalla storia e che hanno condannato una città da 130mila abitanti a vivere senza la propria passione. Ci sono stati tanti tentativi per riportare il calcio a Giugliano, perché la piazza lo merita, perché in categorie superiori ci sono piazze con molto meno potenziale rispetto a quella gialloblù, ma purtroppo ogni tentativo è andato ad infrangersi contro uno scoglio di “No” dell’imprenditoria e della burocrazia.

Quest’estate sembrava tutto fatto, il Giugliano era pronto a ripartire dal semi-professionismo, ad un passo dalla Lega Pro, grazie all’impegno del presidente Salvatore Sestile che ancora una volta si è fatto promotore del calcio in città e grazie a degli  imprenditori provenienti da fuori regione, che credevano nel progetto di Sestile, hanno provato a fare un regalo ai tifosi dei Tigrotti.

Purtroppo però senza la struttura non si può affrontare un campionato come quello della Serie D. Il Giugliano ha tentato in ogni modo di sopprimere il problema stadio spinti da una grande passione , ma purtroppo l’impossibilità di dare una casa a questo progetto fa decadere il tutto. Il Giugliano ripartirà dunque dalle basi con l’accademia e spera al più presto che l’amministrazione comunale intervenga per risolvere l’annosa questione legata al De Cristoforo.

A tutti i Giuglianesi la dirigenza gialloblù non può far altro che dire: “E’ un arrivederci, non un addio a questo sogno”.

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