Quattro anni da incubo. Anni di vessazioni, minacce e stupri di gruppo. Questi i dettagli inquietanti che emergono dalla vicenda del 13enne disabile violentato ad opera di un branco di 11 bulli a Giugliano. Molteplici gli episodi di violenza accertati dai Carabinieri della Compagnia della terza città della Campania. Dal 2013 (all’epoca dei fatti aveva appena 10 anni), il ragazzino è stato sottoposto sistematicamente a stupri di gruppo e aggressioni fisiche a cui non poteva sottrarsi.

Gli episodi. Le violenze si sono consumate negli spogliatoi del campetto di calcio della Parrocchia di San Marco, in via Camposcino, nei vicoli di via Cumana (Vico Cargetti), nell’appartamento di uno degli aggressori. Il capobranco è un 17enne che a breve compirà 18 anni.

La scoperta della mamma. Scene orribili che soltanto l’intervento della madre, insospettita dal vedere il figlio in strada circondato da un branco di bulli, è riuscita a interrompere. Messo alle strette, la giovane vittima non ce l’ha fatta più e ha raccontato tutto. La donna allora si è armata di coraggio e ha iniziato a fare domande. Li ha sentiti tutti, uno per uno. Ha bussato alle loro porte, parlato con i genitori e con gli aguzzini del figlio.

Appuntamenti su WhatsApp. “Vostro figlio è gay perciò fa queste cose”, hanno detto i componenti del branco, che si davano appuntamento attraverso un gruppo WhatsApp. In occasione di una violenza, avrebbero anche scattato una foto. Uno scatto atroce che però non è mai stato trovato. Da lì la denuncia ai Carabinieri di Giugliano che hanno scoperchiato il vaso di Pandora ricostruendo i quattro anni da incubo vissuti dal ragazzino.

Le reazioni dei parenti. Appresa la notizia dell’arresto, i genitori degli 11 aggressori sono stati convocati presso la Caserma dei Carabinieri di Giugliano e hanno dato in escandescenze all’esterno della struttura. Alcuni hanno sferrato calci e pugni fuori al cancello d’ingresso, altri hanno lanciato oggetti in strada. Sotto choc la comunità giuglianese.

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