Napoli. “Pizzo” in base al numero di slot machine installate nei negozi. Secondo gli investigatori era questo il nuovo sistema del clan D’Ausilio, gruppo camorristico operante tra i quartieri napoletani di Cavalleggeri e Bagnoli, dopo l‘arresto del boss Felice D’Ausilio (ergastolano evaso da un carcere della Sardegna in seguito ad un permesso premio e catturato mesi dopo a Marano).

Lo scorso 10 maggio i carabinieri avevano infatti fermato, eseguendo un decreto della Dda, tre soggetti con l’accusa aggravata dal metodo mafioso: Gianluca Noto, 39enne, Aniello Mosella, 23enne, entrambi di Napoli e già noti alle Forze dell’Ordine e Romualdo Diomede, un 46enne di Qualiano incensurato. Secondo gli investigatori scorrazzavano in scooter, irrompevano negli esercizi commerciali, si presentavano a nome del clan e imponevano il “pizzo” ai commercianti presi di mira.

Dopo la convalida del gip, i 3 furono condotti nel carcere di Secondigliano. Ieri è giunta però la decisione del Tribunale del Riesame di Napoli (collegio c). Il giudice ha accolto le richieste dei difensori di Romualdo Diomede (difeso dall’avvocato Rino Amelio) e Aniello Mosella (difeso dall’avvocato Pietro Ciccarelli), concedendo ad entrambi gli arresti domiciliari. Diomede e Mosella sono usciti dunque dal centro penitenziario ed attualmente si trovano ristretti dunque presso i rispetti domicili, Qualiano e Pianura. Gianluca Noto resta invece in cella.

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