Una vita sulle tavole polverose dei teatri e tutta la fatica per farsi chiamare col suo nome e cognome e non figlio di.  Lascia la cultura italiana a 67 anni, dopo una grave e breve malattia, l’uomo e l’uomo di teatro Luca De Filippo. Debuttò a sette anni col ruolo di Peppiniello in Miseria e nobiltà con la presentazione commossa del padre Eduardo.

 

Interpretò non solo i testi del padre, ma i grandi Classici, da Moliere a Beckett, da Scarpetta a Pirandello. Non amava la mondanità, bensì la semplicità, un artista composto che non amava i fronzoli. All’attività di attore alternò quella di regista.

 

Era presidente dal 2008 della FONDAZIONE EDUARDO DE FILIPPO che persegue finalità culturali e sociali a favore dei ragazzi a rischio, ed è questa la grande missione che Luca lascia alla città di Napoli, che amava tanto, il teatro inteso come scuola di vita, come scrigno di valori, per chi lo vive da attore e per chi lo guarda da spettatore.

 

Ed ora è chiaro a tutti il segreto del suo essere artista, Luca De Filippo è stato ed è apparso vero fino all’ultimo, per chi lavorava al suo fianco e per chi lo scrutava aldilà del muro teatrale, il suo pubblico, che ancora non crede a questa fine e come un finale di commedia ha lasciato a tutti col fiato sospeso.

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