Aveva una parentela pesante, era il cognato del boss Patrizio Vastarella, ma avrebbe osato sfidare in piazza i boss della Sanità e passare con il gruppo rivale degli Esposito-Genidoni. E’ quanto raccontano alcune intercettazioni al vaglio degli inquirenti sulla faida della Sanità in cui si parla di Vincenzo Staterini, ucciso insieme al figlio Emanuele in un bar tabacchi di Corso Campano a Giugliano lo scorso 25 maggio.

Sin dai primi momenti del duplice agguato gli investigatori ritenevano che il delitto fosse collegato al rione Sanità, zona di provenienza della famiglia Staterini che però viveva da oltre 10 anni a Giugliano, ma non era da escludere anche la pista locale vista la faida in corso tra Mallardo e scissionisti della palazzine. Invece, secondo quanto riportato oggi dal quotidiano Il Roma, fu un’epurazione interna alla cosa del quartiere di Totò.  Gli intercettati sono Emanuele Esposito, figlio e fratello delle due vittime nell’officina meccanica di Marano, ed il ras dei cosiddetti “Barbudos” Antonio Genidoni. Parlano dei modi di reagire che dovrebbe avere ai soprusi che dicono di ricevere dai Vastarella, e prendono ad esempio ciò che avrebbe fatto ‘o piccoletto, al secolo Vincenzo Staterini.

“Te lo dico io come si deve fare, – dice Esposito nell’intercettazione ambientale – la tecnica di ‘o piccoletto. Lo sai cosa fa? Uscite tutti quanti fuori, non vogliamo sapere niente, uscite non ce ne fotte di nessuno. Come fece il piccoletto quando andò dalla famiglia sua”.

Poi Esposito aggiunge: “Dobbiamo fare come dice o piccoletto. In mezzo alla via dobbiamo stare”. Prove che secondo gli investigatori raccontano retroscena particolari riguardanti le scelte di Staterini, descritto come un alleato nelle intercettazioni dei barbudos, azioni che potrebbero averlo portato alla morte insieme al figlio mentre si trovavano nell’attività commerciale di corso campano. Emanuele negli ultimi tempi si sarebbe avvicinato anche ai Di Biase, gli scissionisti giuglianesi, ma dall’ascolto delle conversazioni appare abbastanza chiara la partecipazione ancora attiva del padre alla dinamiche criminali del quartiere d’origine nel centro storico di Napoli.

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