Era il 15 Luglio del 1982 quando Antonio Ammaturo cadde sotto i colpi delle mitragliette. Poco dopo l’omicidio venne rivendicato dalle Br. La sua morte però ancora oggi dopo trentatré anni resta un mistero. 

L’ARRESTO DI MAISTO. Ammaturo iniziò la sua carriera proprio a Giugliano dove diede filo da torcere ai Maisto, all’epoca capi incontrastati della mala di provincia. Don Alfredo, il capo clan, era accusato dell’omicidio di Mimi’ e Carlantonio, padre di Ciccio e Peppe (ndr poi Maisto fu assolto dall’accusa). Proprio Ammaturo lo arrestó scovandolo ad Ostia dove si era rifugiato con la sua fiammante Giulietta. 

LO STRANO TRAFERIMENTO. Ma stando alle cronache, Maisto non era un boss qualunque ed intervenne addirittura il presidente Leone per ordinare il suo trasferimento a Gioia Tauro. A Giugliano dava troppo fastidio. 

CAPO DELLA SQUADRA MOBILE. Torno però a Napoli da capo della mobile e iniziò a lottare e contro Raffaele Cutolo che intanto era divenuto il capo dei capi. Poi però le sue indagini furono interrotte con il suo assassinio. Ammaturo stava indagando sul caso Cirillo, l’assessore regionale che era stato liberato grazie all’interessamento di Cutulo dopo la mediazione del Sindaco di Giugliano Giuliano Granata e dei servizi segreti. Una indagine che per molti era ritenuta scomoda. Una morte che non era solo gradita ai brigatisti ma anche a tanti pezzi da novanta a cui “il duro con il cuore d’oro” aveva messo i bastoni tra le ruote. 

A Giugliano per anni è stato dimenticato fino a quando non gli è stata dedicata la villa che fu del Boss Rea. Oggi Villa Ammaturo. 

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