Arriva finalmente la decisione della Corte di Cassazione sull’omicidio di Sarah Scazzi, la 15enne uccisa il 26 agosto 2010 ad Avetrana, in Puglia. Gli ermellini, secondo le ultimissime notizie, confermano l’ergastolo per Cosima e Sabrina Misseri, rispettivamente mamma e figli.

La sentenza. È stata letta questa mattina la decisione per il delitto di Sarah Scazzi. Dopo la Camera di consiglio nella notte è arrivato il momento di mettere la parola fine al giallo di Avetrana. Le due donne erano già state condannate dalla Corte di Appello di Taranto il 27 luglio 2015 all’ergastolo. Secondo la ricostruzione del delitto, lo zio della giovane vittima, Michele Misseri, avrebbe avrebbe aiutato moglie e figlia a nascondere il cadavere, nonostante l’uomo continui ad autoincolparsi dell’omicidio.

Le indagini. Le indagini si mossero nel senso che il movente di Sabrina fosse la gelosia per le attenzioni che la cugina riceveva da Ivano Russo, un cuoco di Avetrana del quale Sabrina – secondo la tesi della Procura – sarebbe stata innamorata. Quest’ultima e Sarah avevano conosciuto Ivano alcuni mesi prima, ossia nel dicembre 2009, ed il giovane cuoco aveva subito stretto una forte amicizia con le due ragazze, e Sabrina avrebbe ben presto iniziato a mostrare interesse per lui. Secondo gli inquirenti, Sabrina si confidava con la cugina Sarah riguardo alla sua infatuazione per Ivano e al rifiuto di questi di allacciare una relazione sentimentale con lei. Oltretutto i due, il 21 giugno 2010, avrebbero avuto – come dichiarato dallo stesso Ivano – un rapporto sessuale, che però lui non volle portare a compimento per evitare che quell’amicizia diventasse qualcosa di più.

Il movente. Sarah in seguito avrebbe raccontato in giro di questo deludente episodio della cugina, dando adito a pettegolezzi e maldicenze, e portando così Ivano, pochi giorni prima della morte di Sarah, a troncare definitivamente con Sabrina, cosa che acuì in quest’ultima l’astio verso la cugina, e ciò costituì, per l’accusa, il movente dell’omicidio, maturato probabilmente a seguito di un acceso diverbio tra le ragazze avvenuto la sera del 25 agosto, alla vigilia della scomparsa di Sarah, in un pub del paese davanti ad alcuni testimoni.

Il processo. Il processo si è aperto davanti alla Corte d’assise di Taranto il giorno 10 gennaio 2012, vedendo come principali imputati Sabrina Misseri con l’accusa di omicidio volontario, la madre Cosima con l’accusa di concorso in omicidio e il padre Michele con l’accusa di soppressione di cadavere. Il comune di Avetrana si è costituito parte civile. A deporre sono state chiamate anche alcune amiche di Sabrina, che hanno riferito di com’era ossessionata dal ragazzo, col quale scambiava numerosi sms dal contenuto sessuale esplicito.

Il primo grado. Il 20 aprile 2013 la Corte d’assise di Taranto condanna all’ergastolo Sabrina Misseri e Cosima Serrano per l’omicidio di Sarah Scazzi. Michele Misseri viene invece condannato a 8 anni per concorso in soppressione di cadavere. Per lo stesso reato vengono inflitti 6 anni ciascuno a Carmine Misseri, difeso dall’avvocato Lorenzo Bullo, e a Cosimo Cosma, difeso dall’avvocato Raffaele Misseri, rispettivamente fratello e nipote di Michele Misseri. Anche l’ex difensore di Sabrina viene condannato, a due anni di reclusione in questo caso, per intralcio alla giustizia.

L’appello. Il 27 luglio 2015 la corte d’assise d’appello di Taranto ha confermato la condanna all’ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano, sua madre. La Corte ha confermato anche la condanna a otto anni di reclusione per Michele Misseri, marito di Cosima Serrano e padre di Sabrina, per concorso in soppressione di cadavere.

 

continua a leggere su Teleclubitalia.it
resta sempre aggiornato con il nostro canale WhatsApp