“Polverizzazione dei clan” e presenza di nuove pericolose aggregazioni delinquenziali. Queste alcune delle analisi pubblicate nella relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia che si riferisce agli ultimi mesi del 2014 in Campania. Secondo gli uomini della Dia “la camorra si conferma un’entità capace di esprimere la sua pervasività su più piani, quello criminale, imprenditoriale e politica, diversificando i propri settori di interesse. Il controllo del territorio avviene principalmente attraverso l’imposizione del pizzo presso esercizi commerciali e imprese” si legge nel documento.

FAIDE – Negli ultimi mesi però si è assistito a una “polverizzazione dei clan” che ha portato al costituirsi di nuove aggregazioni delinquenziali “che rendono ancor più instabili gli equilibri interni, ingenerando gravi problemi di sicurezza pubblica e sanguinose faide delle quali spesso risultano vittime persone estranee agli ambiti criminali”.

CAMPANIA – Nell’intera Campania sono censiti più di 100 clan a cui si aggiunge un fitto sottobosco di famiglie criminali minori. Ma nella relazione si analizzano le varie città e zone della Campania. Nell’area nord, per la Dia, la geografia criminale dell’area è frammentata e caratterizzata da un continuo divenire di gruppi che cercano o ritrovano un proprio ruolo nella scacchiera criminale. L’epicentro di tale sconvolgimento strutturale è il territorio compreso tra Afragola, Caivano, Mugnano e Melito.

CLAN MALLARDO – Per quanto riguarda Giugliano e il clan Mallardo l’Antimafia ritiene che la cosca sia stata ridimensionata dai numerosi provvedimenti cautelari eseguiti ma che attualmente si stia adoperando per ricomporre i vertici. “L’esecuzione di provvedimenti cautelari ha determinato un sensibile ridimensionamento delle potenzialità economiche degli storici clan Mallardo e Polverino, efficacemente aggrediti sul piano patrimoniale – si legge – Il clan Mallardo, legato alle famiglie Licciardi e Contini, con articolazioni verso la provincia di Caserta e proiezioni nei comuni di Qualiano e Villaricca. Questa collocazione ha consentito al sodalizio di stringere alleanze con il gruppo casertano Bidognetti. Frange della consorteria sono presenti in altre regioni, soprattutto nel Lazio, nella Toscana e in Emilia Romagna, specie per finalità di reinvestimento dei profitti diversificate in società di varia tipologia (dalla distribuzione del caffè al settore immobiliare, sino alla commercializzazione di prodotti parafarmaceutici). Attualmente il clan si adopera per la definizione del ruolo verticistico”.

BONIFICHE – C’è poi un altro accenno a Giugliano riferito alla bonifica delle discariche. Secondo la relazione le bonifiche potrebbero essere effettuate da chi ha inquinato il territorio. “Risulta pertanto necessaria un’attenta vigilanza sulle relative gare di appalto che riguarderanno la qualificazione di enormi discariche, quali, ad esempio, quella di Giugliano gestita per anni da una società facente capo ad un soggetto legato al gruppo Bidognetti”.

MARANO, POLVERINO – A Marano invece analizzano la presenza del gruppo Polverino. “Il capo clan ha creato una holding criminale, monopolizzando tutto ciò che produce ricchezza, dalla macellazione e commercio delle carni, al settore della panificazione, alle estorsioni, alla fornitura del calcestruzzo, al traffico degli stupefacenti eleggendo la spagna come sua seconda patria. Il gruppo ha una posizione di primazia nelle importazioni dell’hashish dal Marocco”.

DROGA – Nello specifico l’antimafia ha inoltre registrato un aumento di ferimenti a seguito di attentati di palese matrice camorristica, talvolta denunciati come conseguenze di rapine. Tali episodi sono da ricondursi a contrasti legati alla vendita di stupefacenti in aree del centro storico di Napoli, nei quartieri situati a est e ovest della città e nel Giuglianese e nella zona di Caivano.

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