Giugliano. Una rete di fedelissimi che per anni ha retto la sua latitanza. Un gruppo compatto, unito, gestito da lei, la “Signora”, Patrizia Giuliano, moglie di Peppe Dell’Aquila, boss dei Mallardo arrestato nel 2011. Fondamentale  il ruolo di Patrizia, considerata la mente operativa di Peppe Dell’Aquila. E’ stata proprio lei infatti ad organizzare la rete di sicurezza del marito avvalendosi dei suoi familiari e di altre persone.

 

La sua figura è richiamata anche dal pentito Giuliano Pirozzi: “Una vera capo clan. La conosco in prima persona in quanto aveva fiducia di me al punto da considerarmi come un suo figlio e con me si confidava e chiedeva consiglio sul da farsi in merito alle varie attività del clan, gruppo Dell’Aquila”.

 

Patrizia aveva quindi costituito un piccolo gruppetto strutturato in una vera e propria organizzazione, con suddivisione di compiti e ruoli tra gli associati. Il team serviva a organizzare la latitanza di Peppe e la gestione degli interessi economici. Una donna quindi, risolutiva che non esitava a rimproverare chi non obbedisse e a controllare tutto ciò che accadeva. Spesso, per raggiungere il marito nei covi, spariva per interi mesi. Di lei non si avevano notizie per lungo tempo.

 

Ma chi è Peppe Dell’Aquila? Il boss, secondo, quando scritto nell’ordinanza è considerato un pericoloso killer al servizio dei fratelli Francesco e Giuseppe Mallardo. Secondo le affermazioni del pentito Salvatore Giuliano, padrino di Forcella, Dell’Aquila: “È un ferocissimo killer dei Mallardo, per conto dei quali avrà commesso un centinaio di omicidi”. “O’ ciuccio” si è reso protagonista di una escalation delinquenziale che, attraverso numerosi reati, gli è valsa la fiducia dei boss della cosca e l’ascesa all’interno dell’organizzazione camorristica. Dell’Aquila è considerato una figura carismatica e un importante punto di riferimento di tutto l’ambiente criminale di appartenenza.

 

Grande è il suo spessore criminale e subito, forte della fiducia dei fratelli Mallardo, è stato delegato a gestire e curare personalmente gli affari illeciti dell’associazione di appartenenza, anche fuori dal territorio campano.  Dell’Aquila, come risulta dalle indagini si è infatti sempre avvalso della moglie e di una rete fitta di collaboratori per garantirsi tutti gli aiuto necessari  Negli anni ’80 Dell’Aquila prese il controllo del Borgo Sant’Antonio a Forcella gestendo il traffico di nastri e film contraffatti, il totocalcio e il lotto clandestino e bische.

Oggi, 6 maggio 2016, per il boss è arrivata un’altra batosta: confermata in appello la condanna a 21 anni di carcere. (LEGGI)

continua a leggere su Teleclubitalia.it
resta sempre aggiornato con il nostro canale WhatsApp