Provincia. I Casalesi non sono ancora morti e preparano la controffensiva. E’ quanto emerge dall’indagine sulle minacce rivolte al sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia Cesare Sirignano, arrivate secondo fonti investigative dal cosiddetto “gruppo misto” della camorra casertano formato dalle fazioni Schiavone, Bidognetti, Zagaria e Iovine. Un gruppo che sarebbe ancora saldamente nella mani del boss detenuto Francesco Schiavone detto “Sandokan”. Il capoclan, dopo i duri colpi della magistrutura agli affiliati, vorrebbe riprendersi il controllo del territorio.

A corroborare questa ipotesi ci sarebbero anche le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Inoltre alcuni elementi di spicco, dopo anni in cella, stanno ora tornando in libertà e l’obiettivo di queste persone è riprendere in mano le attività illecite che gestivano in passato, prima dell’arresto. I risultati, sicuramente straordinari, messi a segno dallo Stato in quelle zone, quindi, non hanno debellato in maniera definitiva la criminalità organizzata che ora, anche attraverso nuove leve, si sta riorganizzando e sta portando una minaccia reale nei confronti di tutti i magistrati che, in quelle zone hanno ottenuto risultati nella lotta alle mafie.

Il problema sicurezza, quindi, anche alla luce delle minacce rivolte dalle famiglie camorristiche oltre che al procuratore di Napoli Giovanni Colangelo, e ai sostituti Sirignano e D’Alessio, riguarda tutti i magistrati che si stanno occupando della lotta alla criminalità organizzata. Non si escludono, si apprende infine dalle stesse fonti, ulteriori sviluppi sulla vicenda, anche nel breve termine.

Intanto anche altri pm sono finiti del mirino dei clan. Anche Alessandro D’Alessio infatti, in serivizio all’Antimafia partenopea, ha ricevuto minacce da parenti del boss di Mondragone Augusto La Torre, come emerso da un’intercettazione ambientale.

fonte: Ansa

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