GIUGLIANO. E’ ritornato a parlare di ecomafie ed a riempire pagine di verbali Nunzio Perrella. L’ex boss del rione Traiano sta collaborando infatti, ben 24 anni dopo, nuovamente con la giustizia. Dal suo racconto all’epoca scattò l’inchiesta denominata Adelphi che portò a diversi arresti tra i trafficanti di veleni. Celebre la sua frase: “Dottò, la monnezza è oro”, detta al pm Franco Roberti, oggi a capo della direzione nazionale antimafia.

Ora i magistrati della Dda di Napoli si stanno concentrando su particolari inquietanti emersi nel corso di una recente intervista. Perrella, infatti, qualche settimana fa al “Fatto Quotidiano” parlò di una discarica abusiva a Licola, sul litorale giuglianese, dove sarebbero state costruite centinaia e centinaia di villette a pochi passi da un terreno altamente contaminato. Una lottizzazione edilizia che – secondo il pentito – sarebbe stata realizzata in una ex cava di tufo poi riempita con fanghi tossici ed olii esausti dell’Italsider di Bagnoli, oltre ad altre sostanze pericolose. Buche profonde decine di metri, colme di scarti industriali e sprovviste di impermeabilizzazione. Dell’affare se ne sarebbe occupato direttamente il clan Mallardo.

In seguito sarebbe avvenuta l’edificiazione da parte di un noto imprenditore locale. Un’opera criminale, quelle delle case realizzate al di sopra di sostanze nocive, che sarebbe stata realizzata anche grazie ad una rete di insospettabili. Un racconto che Perrella ha dovuto spiegare agli inquirenti che hanno aperto la nuova inchiesta per accertare il tutto. Già tre gli interrogatori a cui si è sottoposto il boss, un vero e proprio colletto bianco che non ha mai sparato ma sapeva come fare girare grossi capitali con la droga ed appunto i rifiuti. Un personaggio ritenuto credibile dai magistrati.

L’area incriminata si trova tra via Madonna del Pantano e via San Nullo, dove ora sorgono due grossi parchi abitati da centinaia di famiglie inconsapevoli della bomba ecologica che potrebbero ritrovarsi sotto casa. La Forestale ha già eseguito alcuni sopralluoghi e la sensazione è che il territorio giuglianese potrebbe risputare ancora veleni. Anche quando ci siamo recati sul posto, infatti, una persona ci ha confermato che in quell’ex cava sarebbe stato scaricato di tutto tra fine anni ’80 ed inizio anni ’90.

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