Prima la pesante aggressione da altri detenuti ed il conseguente isolamento, poi la lametta ingoiata forse come atto dimostrativo. Raimondo Caputo, detto “Titò”, –  fino a oggi detenuto nel carcere napoletano di Poggioreale con l’accusa di avere violentato e ucciso, il 24 giugno 2014, Fortuna Loffredo, la bimba di sei anni gettata dall’ottavo piano del palazzo dove abitava, nel Parco Verde di Caivano – è stato trasferito in una casa circondariale in Puglia.

L’uomo aveva chiesto più volte di essere spostato in un’altra struttura di detenzione. A quanto pare, infatti, anche i parenti incontravano difficoltà quando lo andavano a trovare in occasione dei colloqui. Proprio durante uno degli incontri con i familiari, Caputo tentò il suicidio ma fu salvato dagli agenti della Polizia Penitenziaria che lo portarono in tempo in infermeria.

Un clima molto teso nel carcere napoletano, dunque, intorno al presunto orco del palazzo degli orrori di Caivano dove, oltre a Fortuna, è morto in circostanze analoghe anche il piccolo Antonio Giglio (figlio della sua compagna Marianna Fabozzi, anche lei detenuta). Ance in quest’ultimo caso l’inchiesta resta aperta.

 

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