Proprio mentre si celebravano i funerali del boss delle cerimonie con la partecipazione di migliaia di persone, in molti discutevano sulla figura di don Antonio Polese: per qualcuno è stato il simbolo del trash, per altri invece quasi un idolo soprattutto grazie allo show televisivo. Ma non è finita qui, perchè c’è anche chi ha puntato il dito sul suo passato. “Speriamo che, dopo i funerali, cali il sipario sul patròn de La Sonrisa, che tutti chiamano don Antonio, perché in queste ore, presi dalla voglia di celebrare un volto noto della tv trash, ci si è dimenticati di avere a che fare con una persona che ha avuto legami con la camorra di Cutolo per cui è stato anche condannato per concorso esterno in associazione mafiosa”.

Lo ha detto il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, che, stamattina, nel corso de La radiazza di Gianni Simioli, ha avuto anche un litigio con Anna Lucia, una delle organizzatrici di matrimoni a La Sonrisa, che continuava a negare i precedenti di Polese e le condanne per abuso edilizio che hanno colpito la moglie e il fratello di don Antonio che, invece, su questo non ha avuto problemi perché non risultava proprietario del “castello” di Sant’Antonio Abate.

“Pieno rispetto per la morte, ma non bisogna essere ipocriti, dimenticando ciò che si è fatto in vita” ha aggiunto Borrelli che, dopo la condanna per abusivismo, aveva chiesto al Comune di Sant’Antonio Abate “di acquisire al patrimonio comunale la struttura, così come richiesto dal Tribunale, e poi valutare se gestire, in qualche modo, l’immobile per fini sociali o se abbatterlo per creare un grande spazio verde che possa diventare un simbolo contro l’abusivismo”.

Per Borrelli “sulle agiografie di queste ore che hanno fatto dimenticare i rapporti con la camorra di Polese, molto ha influito anche la scelta di Realtime, l’emittente che ha trasmesso, per anni, Il boss delle cerimonie, di puntare su un personaggio non proprio cristallino, facendolo diventare un beniamino del pubblico televisivo oltre a propagandare un’immagine non reale di Napoli e dei napoletani”.

“Lasciano perplessi poi le parole del Sindaco di Sant’Antonio Abate che ha espresso il suo cordoglio alla famiglia di un imprenditore che ha costruito la sua immagine a Sant’Antonio Abate e l’ha esportata dappertutto, valorizzando anche le ricchezze della sua città” ha aggiunto Borrelli per il quale “in questo modo il primo cittadino ha contribuito ad alimentare il “mito” di una persona che ha avuto rapporti con la camorra oltre a esaltare un’attività che, stando alle sentenze dei giudici, è stata costruita con abusi edilizi e che lo stesso Comune che amministra dovrà prendere possesso”.

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