Arrestati i presunti killer”macellai” di Luigi Rusciano e Luigi Ferrara, i cui corpi sono stati ritrovati sezionati e rinchiusi in buste di plastica il 16 febbraio scorso. Si tratta di Domenico D’Andò, figlio di Antonio D’Andò, probabile vittima di lupara bianca, scissionista – ed un 18enne all’epoca dei fatti minorenne.

I corpi sezionati delle due vittime furono fatti a pezzi e gettati nelle campagne di Afragola, in località Ferrarese, non lontano dalla stazione dell’Alta Velocità. Rusciano e Ferrara, rispettivamente di Mugnano e Casoria, erano considerati esponenti di spicco del contrabbando di sigarette e sparirono in un caso di lupara bianca prima di essere ritrovati morti.

I due furono smembrati in due parti con una sega, all’altezza del bacino, in un appartamento affitato a Giugliano, quando probabilmente erano ancora vivi. I resti sono stati poi infilati in quattro buste di plastica nera e sotterrati ad Afragola, un metro di profondità ai piedi di una mimosa in fiore, probabilmente per coprire l’odore nauseabondo che sprigionavano i corpi in putrefazione. Una morte atroce, che soltanto la criminalità organizzata poteva infliggere.

Un delitto, quello messo in atto dal minorenne e dal 24enne Domenico D’Andò, che dimostra ancora una volta «la maturità criminale di minorenni» e che è stato studiato nei minimi dettagli. Erano in affari le vittime e i carnefici, in un’area criminale riconducibile al clan degli Amato-Pagano nella quale si è poi creata una organizzazione parallela che gestiva per l’appunto il contrabbando di sigarette. A un certo punto D’Andò e il minorenne (il padre è in prima linea nel contrabbando di sigarette), hanno deciso di prendere il posto dei due ras Rusciano e Ferrara.

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