I grandi Comuni a Nord di Napoli, che insistono su un’area fortemente agricola, si schierano contro la ratifica del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l’accordo economico e commerciale globale tra Unione europea e Canada che rischia di travolgere le produzioni a denominazione e legate al territorio campano, oltre all’invasione di grano fatto maturare con il glifosato. A deliberare un secco no, dopo l’invito della federazione provinciale di Coldiretti Napoli e del presidente Vincenzo Di Nardo, sono stati Antonio Poziello, sindaco di Giugliano in Campania; Rosa Capuozzo, sindaco di Quarto; Luigi Sarnataro, sindaco di Mugnano; Maria Rosaria Punzo, sindaco di Villaricca; Ludovico De Luca, sindaco di Qualiano. I Comuni, che rappresentano il legame più forte con le comunità locali e con l’agricoltura, chiedono ai Parlamentari italiani di riaprire un dibattito democratico dal basso. Se da una parte si investono miliardi di euro per sostenere un’agricoltura sostenibile, sentinella dell’ambiente e custode di biodiversità, dall’altra si aprono le porte a scambi e triangolazioni commerciali senza pesarne le conseguenze.

A fronte dei presunti benefici attesi, infatti, il CETA introduce sostanzialmente un meccanismo di acritica deregolamentazione degli scambi e degli investimenti che non giova alla causa del libero commercio e pregiudica in modo significativo la qualità, la competitività e l’identità del sistema agricolo nazionale. Per tali ragioni Coldiretti è impegnata, con una coalizione di altri portatori di interesse, in un’azione tesa ad informare e sensibilizzare il Governo ed i Parlamentari italiani chiedendo loro di non votare a favore della ratifica dell’Accordo e di impedirne l’entrata in vigore in via provvisoria, nella direzione di ragioni di scambio improntate alla democrazia economica ed alla salvaguardia dei diritti dei consumatori e delle imprese.

Il CETA riconosce solo la mozzarella di bufala, ma rischiano di finire nel gioco commerciale delle imitazioni e dei falsi prodotti identitari che rappresentano un pezzo importante dell’economia e delle comunità rurali 14 Dop e 9 Igp regionali. Dall’extravergine alle carni, dai formaggi agli ortaggi, dai pomodori alla frutta. Per le Dop: caciocavallo silano, olio Cilento, cipollotto nocerino, olio Colline Salernitane, fico bianco del Cilento, olio Irpinia-Colline dell’Ufita, oliva di Gaeta, pancetta di Calabria, olio Penisola Sorrentina, pomodorio del piennolo del Vesuvio, pomodoro San Marzano, provolone del Monaco, ricotta di bufala campana, olio Terre Aurunche. Per le Igp: carciofo di Paestum, castagna di Montella, limone Costa d’Amalfi, limone di Sorrento, marrone di Roccadaspide, melannurca campana, nocciola di Giffoni, pasta di Gragnano, vitellone bianco dell’Appennino centrale.

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