Il ritorno del figliuol prodigo, dice una parabola: Walter Gargano, prima firma del centrocampo azzurro ai tempi del ritorno in serie A, poi cacciato via tra Inter e Parma. Il nuovo tecnico l’ha visto e l’ha voluto: contestato, ’77 togliti la maglia’, ma la sua leadership ed il suo carisma hanno avuto la maggiore contro queste diffidenze: “I napoletani sono fatti così, quando ci arrivi devi pensare solo a loro. Il loro amore è viscerale, per loro è come se fosse stato un tradimento. Per me non è stato facile ritornare, ma io ho due figli napoletani, e sono legato a vita qui.
Giochiamo in casa, il fattore campo vale tanto. Non è una scusa, ma la nostra squadra sta giocando alla grande nelle ultime partite e dobbiamo continuare su questa strada. Non abbiamo svoltato solo perché abbiamo vinto contro la Roma: ci è girato un po male nonostante avessimo giocato bene e adesso la ruota sta girando a nostro favore. Poi, è chiaro, quando hai una grande squadra davanti, le motivazioni sono automatiche.

Sono felice per Lorenzo, è veramente un ragazzo che si impegna tantissimo, poi è napoletano e lo capisco quando si arrabbia. Con l’esperienza, farà come faccio io: quando sono arrivato, ho sbagliato anche io perché avevo la sua età. Non ho niente contro la tifoseria però volevo sempre giocare e capita che reagivo male. Siamo tutti dalla parte del Napoli, e siamo tutti felici che stiamo andando su questa strada. Ho vissuto un periodo di crescita: il Napoli sta giocando alla grande, da lontano provavo soddisfazione per la grande qualità di questa squadra. E adesso che ci gioco insieme sono molto felice.

Quel periodo ci è andato male perché coloro che hanno fatto il mondiale non avevano ancora buona forma. Non ci riusciva nulla di quello che ci chiedeva Benitez perché fisicamente non stavamo bene. Non mi sento un leader: qui ci sono giocatori da tanti anni, come Marek e Christian Maggio. Quando vado in campo penso a giocare bene, dando sempre il massimo.

David Lopez è molto maturo, non è facile arrivare qui e fare come fa lui: la fiducia del mister e dei compagni è fondamentale per lui, d’altronde arrivare a Napoli e giocare con tanta responsabilità non è facile.

La mentalità di Benitez è diversa rispetto a quella precedente e mi piace di più. E’ un gioco palla a terra, veloce, tecnico, che non è basato esclusivamente sulle ripartenze. La mentalità del gioco spagnolo scorre nel sangue del nostro allenatore. Mi ricordo quando facevamo le conferenze non c’era tutta questa gente, e il posto era diverso. La società è cresciuta parimenti alla squadra in cui arrivano grandi uomini. E’ un fatto di orgoglio: quello che vogliamo noi è vincere e fare un grande spettacolo. Mi dispiace che a volte le persone mi fermano, mi chiedono cosa sia successo, e non sappiamo cosa rispondere perché a volte i portieri avversari fanno i fenomeni contro di noi. Ma questa è una città che vive di calcio, e sono orgoglioso di farne parte.

Sono cresciuto, ho fatto esperienza e adesso sono un uomo, non sono più quel ragazzo che è venuto del 2007. L’importante è avere il supporto di Benitez. Se mi spacco la faccia io voglio giocare comunque perché questo è il mio lavoro e questa è la mia mentalità. Ringrazio la società, il mister, ed i tifosi che pian piano stanno credendo in me”.””

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