“Un pezzo d’infame”. Così il boss mafioso Giuseppe Graviano definisce il cantante Gigi D’Alessio. L’artista napoletano avrebbe infatti rifiutato un suo invito ma non “quello dei Marcianise e di altri soggetti malavitosi”. Parole dure quelle usate dal boss di Brancaccio, intercettato nel carcere di Ascoli Piceno col compagno di ora d’aria Umberto Adinolfi, camorrista di San Marzano sul Sarno (Salerno).

“Graviano – si legge negli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia – racconta che quando il figlio fece la prima comunione, nel 2006, e lui si trovava nel carcere di Spoleto, il ragazzo gli chiese se poteva ingaggiare Gigi D’Alessio, il quale, dopo avergli dato la disponibilità, rifiutò l’invito perché seppe chi era lui”. L’ufficio stampa – come riporta Repubblica – dell’artista esclude qualunque trattativa e, di conseguenza, che D’Alessio possa aver accettato l’ingaggio anche solo temporaneamente: “Nel 2006 erano già dieci anni che Gigi D’Alessio non cantava più a cerimonie o a feste private: già dal ’97 riempiva stadi e palazzetti dello sport. Evidentemente qualcuno ha usato il suo nome impropriamente, forse anche a titolo di suo manager, ma comunque all’oscuro di Gigi D’Alessio”. Le intercettazioni a Graviano, captate dagli uomini del centro operativo Dia di Palermo, sono andate avanti dal marzo 2016 all’aprile 2017.

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