Zio e nipote uccisi nel cuore di Miano, a piazza Regina Elena. Quando i Carabinieri della Compagnia Stella arrivano sul posto, c’è un clima surreale. Tanta gente del quartiere che circonda i cadaveri, i parenti delle vittime, Carlo Nappello (stesso cognome), zio e nipote, che urlano e strepitano increduli dinnanzi alla scena dell’agguato. Una donna è inginocchiata a terra, carezza il corpo senza vita di un cadavere. Un’altra urla promettendo vendetta: “Gli uccideremo i parenti nelle culle”. Le fa eco una parente: “Devo vivere abbastanza per vedervi morti”.

Siamo nel cuore di Miano, nella roccaforte del clan Lo Russo, quarta costola dell’Alleanza di Secondigliano, la cosca egemone nel rione popolare incastrato tra Secondigliano, Scampia e Piscinola. Ma da un po’ di tempo gli equilibri criminali sono traballanti, la geografia della camorra sta ridefinendo i suoi confini. Il clan dei “Capitoni”, fiaccato da arresti e pentimenti, l’ultimo dei quali è del capoclan Carlo Lo Russo, è al centro di una faida che vede fronteggiarsi uno o più gruppi emergenti (tra i quali quello facente capo al ras arrestato Walter Mallo del rione Don Guanella) e i vecchi eredi della cosca facenti capo ai Nappello.

Proprio la vittima più anziana, Carlo Nappello, 43 anni, aveva legami di parentela con Valerio Nappello, ex braccio destro di Antonio Lo Russo e considerato l’attuale reggente del clan a Miano. I Nappello sarebbero stati uccisi da un nuovo sodalizio criminale per riempire il vuoto di potere creato dalla decapitazione dei Lo Russo. La cellula ribelle del quartiere avrebbe approfittato del duro colpo inferto ieri dalla Polizia di Stato con l’arresto dei 6 persone del clan accusate di estorsione. I due Carlo Nappello, “isolati” dopo il blitz e senza protezioni, sarebbero stati freddati nel momento più debole della vita della cosca mianese.

L’agguato di oggi segue in ordine di tempo il duplice omicidio del 30 settembre 2016, quando sotto i colpi dei sicari morirono ammazzati in vico Cotugno Domenico Sabatino, 40 anni, e Salvatore Corrado, 37. Anche loro a bordo di uno scooter. Anche loro affiliati ai Lo Russo. In quel caso si pensò a un’epurazione interna da parte dei vecchi ras dei “Capitoni”, oppure ad un altro colpo inferto dal gruppo che vedrebbe coinvolti i “Mallo” con l’appoggio “esterno” del clan Licciardi, ansioso di riempire il vuoto di potere a nord di Napoli e di allargare il suo giro di affari nel racket e nel traffico di droga.

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