“Ma lo sai come si chiama Oronzio Costa? La via della morte. Sopra San Gaetano dovevi sparare tutti i giorni. “. Eccolo il rendiconto della settimana di Baghdad, questo il clima delle conversazioni tra gli affiliati al clan Buonerba, legato alla cosca dei  Mazzarella e nemico giurato dei Sibillo. Parliamo di quel gruppo che, nell’estate del 2015, terrorizzò il centro storico con sparatorie quotidiane, omicidi e ferimenti. Barricati in casa per paura di essere ammazzati ricordavano sparatorie e ne progettavano altre, in un escalation di inaudita crudeltà.

E’ un racconto di violenza senza fine quello che emerge dalle intercettazioni ambientali pubblicate dal Corriere della Sera e che hanno portato ieri alla notifica di cinque ordinanze di custodia cautelare per omicidio, quello di Emanuele Sibillo, e tre tentati omicidi. I provvedimenti sono stati emessi dal gip Eliana Franco, i destinatari sono Antonio Amoroso, Gennaro Buonerba, Luigi Criscuolo, Vincenzo Rubino e Andrea Manna, quasi tutti ventenni.

E’ nel 2015 che Gennaro Buonerba si rammarica del fatto che, dopo gli ultimi eventi, si sono calmati dando ai Sibillo la possibilità di rafforzarsi mentre avrebbero dovuto continuare a sparare tutti i giorni, senza smettere. Ne parlano, in particolare, Gennaro Buonerba, Emilia Sibillo (solo omonima di Emanuele) e Giuseppe De Tommaso.
Emilia : «Ha ragione quello, ci siamo addormentati».
Genny : «Così è stato. Tutti i giorni dovevi continuare a sparare… Pure se non riuscivi a pigliare a nessuno, dovevi andare dentro Forcella e sparare tutti i giorni».
Emilia : «Eh, bravo».
Genny : «Sopra San Gaetano dovevi sparare tutti i giorni».
Emilia : «Hai capito com’è».
Genny : «Non ti dovevi fermare».
Emilia : «Non gli dovevi dare più modo di sentirsi liberi».
Pippo : «Mo è da zero, guagliu’, mo è da zero un’altra volta».
Genny : «Noi gli abbiamo dato modo di rafforzarsi».
Emilia : «Invece tutti i giorni, no? Li facevi tenere sempre l’ansia».
Genny : «Qua dietro, una settimana è stato Baghdad… Nemmeno in Iraq sparavano tanto quando entravano qua dietro».

Crudeltà e violenza, ecco quello che continua ad emergere da queste conversazioni. E’ del primo agosto del 2015 l’intercettazione in cui Gennaro Buonerba chiacchiera con Vincenzo Rubino, Salvatore Mazio, Luigi Criscuolo e Roberto De Bernardo, progettando liberamente nuovi attentati ai rivali, mirando al fratello di Giuseppe Pigna, che gioca a calcio.
Genny : «Ma io direi di non ucciderlo, quello gioca a pallone… Gli distruggerei proprio la vita… Come ti ho detto io. Però là quatto o cinque gliene chiavi».
Luigi : «Ma chi gioca a pallone?».
Genny : «Il fratello di Giuseppe Pigna. Quello è giocatore, hai capito come? Qua, qua, qua, qua e qua. E pure in mezzo alle gambe, non deve chiavare più. Non lo ucciderei, lo farei soffrire a vita. Nell’anca… devi pigliare le ossa, non nel mollo… Dentro l’anca che c’è una delle ossa più grandi, la spacchi. Lo sai come? Così, lo vedi? Quello gioca a pallone: gli hai ucciso la vita».

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