Sono ancora in corso i primi contatti tra i consiglieri e le forze della coalizione di centrodestra, ma il toto-giunta già impazza tra politici, habitué degli uffici comunali e addetti ai lavori. Si incrociano, come per altri eventi di carattere politico, aspettative, desideri che prendono quota o che vengono “bruciati” nel giro di pochi giorni. Poche le certezze: l’addio di Giuseppina Pennino, assessore all’Urbanistica, e le richieste avanzate da alcuni gruppi consiliari.

Tra i problemi politici che assillano il sindaco Liccardo c’è sicuramente la questione presidenza del Consiglio. E per uscire dall’impasse, legato all’attacco sferrato dalle minoranze contro Angela Di Guida, c’è chi immagina e prospetta uno scenario che contemplerebbe le dimissioni della giovane esponente forzista in cambio di un ruolo da vicesindaco e con deleghe piuttosto rilevanti. La casella di presidente dell’assise, se questo scenario dovesse trovare conferma, andrebbe ad appannaggio di un consigliere di maggioranza, magari un fedelissimo di Liccardo, liberando in tal modo un ulteriore scranno all’interno del civico consesso.

Occorre poi trovare la quadra su alcuni assessorati. Il gruppo dei diguidiani ha richiesto, così come era già accaduto nei mesi scorsi, le deleghe alle politiche sociali e il nome proposto per ricoprire tale ruolo è quello del consigliere Salvatore De Stefano. Il suo eventuale passaggio in giunta (ad oggi le possibilità non superano il 30-40 per cento) consentirebbe altre manovre: l’ingresso in Consiglio di Lino Catuogno, attuale staffista di Liccardo e primo dei non eletti nella lista del Campanile, con il conseguente ingresso di Armando Sarracino (qualche mese fa era tra i papabili per un ruolo da assessore) nello staff del primo cittadino.

Infine c’è l’enigma Saverio Santoro, che potrebbe – a seconda delle scelte che adotterà – essere la classica variabile impazzita in grado o di rafforzare il Nuovo centrodestra o creare non pochi grattacapi a Liccardo. E’ molto probabile che il massimo esponente dell’amministrazione ponga veti su certi nomi, ma che giochi nel contempo la carta della diplomazia (per accaparrarsi il voto sul bilancio) e, soltanto in un’ultima analisi e magari dopo aver sondato qualche esponente dell’opposizione, vada al muro contro muro.

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