Salerno. I medici non avrebbero diagnosticato correttamente i sintomi di una infiammazione di un’appendice scambiandola per una dismenorrea, per questo motivo – senza scendere troppo nel tecnico – ad una ragazza di soli diciotto anni è stato necessario asportare d’urgenza una parte importante del proprio intestino. Per questo motivo il gap ha disposto l’imputazione coatta nei confronti del 118 e del medico di base della ragazza. Ieri la discussione in udienza, oggi la decisione del gup Maria Zambrano su un eventuale rinvio a giudizio per colpa medica dei due sanitari.

Le necessità mediche della ragazza sono iniziate nel febbraio del 2014, quando i familiari chiamarono la guardia medica per sollecitare un intervento domiciliare. La diciottenne, a parte il ciclo mestruale aveva forti dolori al ventre con febbre alta, vomito e diarrea. Il medico consiglia loro di chiamare il 118 in quanto «meglio attrezzati per la visita domiciliare e che avrebbero potuto provvedere, nel caso, al ricovero ospedaliero».

Arrivato il medico, lo stesso somministra una flebo endovena alla paziente diagnosticandogli una semplice sindrome influenzale dovuta alle mestruazioni. Nei giorni successivi però la situazione della giovane peggiora ed allora viene chiamato il medico di base il quale solo il 17 febbraio consiglierà un ricovero immediato in ospedale a causa di un addome acuto.

Una volta arrivati in ospedale, dopo la diagnosi dei medici di una appendicite acuta, i genitori della ragazza ritengono di portarla in una clinica privata romana dove verrà operata e dove i medici constateranno un quadro clinico drammatico. Per questo motivo, la famiglia della diciottenne decide di sporgere denuncia ai medici salernitani che avevano preso a dir poco sotto gamba la situazione.

 

 

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