Giudizio immediato per Sergio Di Palo, l’ex fidanzato di Tiziana Cantone. E’ la richiesta del pm della Procura di Napoli, Alessandro Milita, accusato di calunnia nei confronti dei quattro ragazzi di Battipaglia, Brindisi e Aversa indicati da Tiziana come coloro che hanno diffuso la notizia pubblicando i video hot sul web di Tiziana e dei suoi rapporti intimi. A darne notizia è Il Mattino. La giovane si è suicidata poi lo scorso settembre nella tavernetta dell’abitazione di Mugnano.

Chi era Tiziana. Aveva 29 anni, una madre, un futuro ed un fidanzato, Sergio. Tiziana ha rapporti con altri uomini con il consenso del compagno. E’ gia successo, a testimoniarlo i video che son stati girati mentre ancora convivevano. E’ lei ad inviare i filmati al fidanzato ed è ancora lei ad inviarli a due fratelli che vivono in Emilia-Romagna. Non è più lei, però, a diffonderli su internet.

Revenge porn. E’ il 25 aprile 2015 quando un primo video finisce su un portale hard, 5 giorni ed è già virale: “STAI FACENDO IL VIDEO? BRAVO” è la frase che la rende malauguratamente famosa. Che sia per vendetta, revenge porn appunto, che sia per “goliardia”, il risultato è che Tiziana Cantone è diventata il fenomeno da baraccone del paese, e così sarà per un bel po’. Le maggiori testate giornalistiche, i quotidiani online, in televisione e tra gli amici al bar non si fa altro che sentire questo nome. Tiziana Tiziana Tiziana. Nel maggio del 2015 ormai Tiziana non esiste più, esiste una vita che non è più una vita ma un videogame, fatto di parodie, vignette, grasse risate, addirittura gadget. Non può più uscire di casa e se lo fa scappa, va in Emilia-Romagna, non vuole essere riconosciuta, ottiene di poter cambiare il cognome e torna nel napoletano, a Mugnano da una zia.

La vicenda giudiziaria. Va detto che, dal punto di vista giudiziario, ha fatto quello che ha potuto. Si mette nelle mani della civilista Roberta Foglia Manzillo e chiede una serie di provvedimenti “d’urgenza”, i quali, ovviamente, cozzano contro i tempi della giustizia italiana. La denuncia ammette che lei dapprima fu consenziente alla diffusione, ma poi si rivolge sia ai primi diffusori materiali dei video che li hanno messi sui social network, e sia, in un secondo momento, contro gli stessi social network che ospitavano i video o li avevano ospitati. I soggetti sono infiniti: tra questi Facebook Ireland, Yahoo Italia, Google, Youtube, Citynews, Appideas, Alaimo, Ambrosino.

La decisione. La sentenza è ufficiale il 5 settembre: il tribunale Napoli Nord le dà teoricamente ragione ed in sintesi contesta a cinque siti di informazione di non aver eliminato i video al momento opportuno. Le pagine che la riguardano vengono eliminate, i commenti, i post, tutto. Ma la questione è complessa e, per non farla lunga, secondo il principio di soccombenza Tiziana dovrà pagare 18.225 euro. Ma non è finita, c’è di peggio, perché è il diritto all’oblio ad esserle stato negato: «Presupposto fondamentale perché l’interessato possa opporsi al trattamento dei dati personali, adducendo il diritto all’oblio è che tali dati siano relativi a vicende risalenti nel tempo e, nel caso, non si ritiene che sia decorso quel notevole lasso di tempo che fa venir meno l’interesse della collettività» si legge.

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