Un sequestro patrimoniale per circa 200 milioni di euro. Il provvedimento è in corso di esecuzione da parte dei finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli, destinatari della misura i fratelli Giovanni, Salvatore e Cuono Pellini, noti imprenditori di Acerra, operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti.

Si tratta, in particolare, di 250 fabbricati, 68 terreni, 50 autoveicoli e automezzi industriali, 3 aeromobili, 49 rapporti bancari dislocati anche nelle province di Roma, Bolzano, Salerno, Latina e Cosenza. Fra i beni societari sottoposti a sequestro spiccano:  l’intero compendio aziendale della Pellini Srl e della A.T.R. Srl, entrambe operanti nel recupero per il riciclaggio dei rifiuti urbani e industriali;  la 3 P Real Estate Srl, la Ma.Vi Srl e la Noleggio Costruzioni, operanti nel settore immobiliare e la Eli Service Srl, esercente l’attività di noleggio mezzi di trasporto aereo.

Il sequestro. Il provvedimento di sequestro, emesso – su proposta di questa Procura della Repubblica – dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli, prende le mosse dagli esiti processuali dell’operazione denominata “Carosello-Ultimo Atto” (eseguita nel mese di gennaio 2006 dall’Arma dei Carabinieri), nel cui ambito i citati imprenditori acerrani erano stati condannati in primo grado dal Tribunale di Napoli e dalla Corte d’Appello di Napoli, poi, per aver posto in essere, tra il 1997 e il 2005, delitti connessi all’illecito smaltimento di rifiuti.

Secondo le sentenze il gruppo imprenditoriale dei fratelli Pellini si è sviluppato proprio attraverso la gestione illecita dei rifiuti, i Pellini, infatti, ricevevano i rifiuti dopo averne effettuato la cartolare declassificazione e smaltivano illecitamente: I rifiuti liquidi sversandoli direttamente nel bacino dei “Regi Lagni“; I rifiuti speciali solidi, anche pericolosi, cedendoli come compost o smaltendoli direttamente, mediante tombamento, su terreni a destinazione agricola, ed in cave adibite illegalmente a vere e proprie discariche, e, di conseguenza, cagionavano il disastro dell’ambiente.

Il processo. Il processo penale conclusosi con la condanna dei Pellini ha messo in luce un sistema criminale che, per anni, aveva movimentato e smaltito illegalmente tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, spesso provenienti dalle industrie del Nord Italia, direttamente nelle campagne e nei lagni dell’agro casertano e napoletano ed aveva contribuito ad alimentare l’economia dei clan camorristici operanti in quelle aree. In questo contesto, al fine di individuare e colpire i proventi conseguiti direttamente o indirettamente grazie alle descritte attività illecite.

Le indagini. Il Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata di Napoli ha eseguito complessi accertamenti economico-patrimoniali. In tal modo è stato possibile appurare che l’origine del patrimonio degli imprenditori era da qualificarsi come illegale poiché la gestione abusiva dei rifiuti risultava realizzata, fin dall’origine, con modalità illecite per poi pervenire ad un evidente giudizio di “sproporzione” fra il patrimonio complessivamente riconducibile ai fratelli Pellini e le disponibilità ufficiali risultanti dai redditi dichiarati ai fini delle imposte dirette e dalle attività economiche. L’analisi di tutti i documenti acquisiti ai fini dell’applicazione della misura di prevenzione  ha consentito di dimostrare che gran parte dei beni facenti parte di questa notevole massa patrimoniale rappresentano il frutto e il reimpiego delle attività illecite realizzate nel corso degli anni dalle società del gruppo in parola.

Con i nuovi approfondimenti è stato possibile dimostrare che la gestione illecita dei rifiuti svolta negli anni dai suddetti ha fatto da motore per ulteriori operazioni economiche ed ha determinato la creazione e la successiva immissione di ingenti capitali nei circuiti economico-finanziari delle imprese coinvolte.

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