Caserta. Al termine delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica- Sezione Misure di Prevenzione – nell’ambito della cosiddetta operazione “DIRTY FUR”, la Compagnia della Guardia di Finanza di Marcianise ha dato esecuzione alla misura di prevenzione patrimoniale del sequestro su beni mobili ed immobili, nonché su conti correnti bancari, per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro, emessa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere — Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di 13 soggetti intestatari del patrimonio riconducibile al clan “Massaro/ Di Paolo”.

I SIGILLI. Il sequestro di prevenzione disposto si fonda sull’accertata, consistente sproporzione fra la capacità reddituale di Michele Pesce e del suo nucleo familiare rispetto alle effettive disponibilità patrimoniali e finanziarie a questi riconducibili. In particolare, il provvedimento di sequestro ha riguardato 5 unità immobiliari ad uso abitativo (tra cui una villa di 10 vani), 7 unità immobiliari a destinazione commerciale (che comprendono il bar “ROYAL” di San Felice a Cancello), 11 terreni per 17.000 mq, 5 autovetture, 3 quote societarie, 2 diamanti (del valore di 20.000 euro) e 65 rapporti finanziari (con saldo attivo per euro 1.150.000).

USURA ED ESTORSIONI. Nel febbraio 2015 il proposto era stato oggetto di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, su richiesta della D.D.A. di Napoli, dal G.I.P. del Tribunale partenopeo, essendo stato ritenuto responsabile di usura, estorsione, abusivo svolgimento di attività bancaria, aggravati dal metodo mafioso. In particolare, gli esiti delle investigazioni avevano disvelato un’intensa attività usuraria ed estorsiva, perpetrata tra gli anni 2005 e 2009 unitamente a Carfora Antonio, svolti con la sistematicità ed a livello imprenditoriale, accompagnata da continue richieste vessatorie, esercitate delle persone offese, vittime di gravi e frequenti atti di violenza ed intimidazione, volti al recupero del capitale e degli esosi interessi praticati.

LA PAURA DELLE VITTIME. Il timore delle gravi ritorsioni minacciate e le enormi risorse finanziarie richieste, a fronte dei prestiti elargiti, hanno determinato un progressivo aggravarsi della situazione economica dei debitori, i quali, seppur inizialmente reticenti, posti di fronte alle evidenze probatorie, hanno ammesso i fatti.

I CAPITALI DELLA CAMORRA. Le indagini economico-finanziarie condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla neo istituita Sezione Misure di Prevenzione della Procura della Repubblica di Napoli si inquadrano, dunque, in un più ampio contesto investigativo, finalizzato all’azione di contrasto all’accumulazione dei capitali illeciti di soggetti contigui alle associazioni camorristiche operanti nei comuni di Marcianise, Maddaloni e nei territori limitrofi.

E’ opportuno rimarcare – sottolineano gli investigatori in una nota – che, grazie agli strumenti normativi della confisca speciale o allargata e di quella per equivalente, è possibile aggredire i patrimoni illeciti e privare gli autori del reato dei mezzi e. del capitali necessari per perpetrare le proprie attività criminali.

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