La “parigina” dei ricordi d’infanzia di Lella Di Marino, la scrittrice calvizzanese trapiantata da anni a Brescia, è Lia Ricciardiello. L’”incontro”, virtuale ovviamente, è avvenuto per caso, in seguito a un post lanciato dalla Di Marino su face book e, contestualmente, nel gruppo “Sei di Calvizzano se..” al quale è iscritta anche la Ricciardiello, calvizzanese pure lei, ma abita a Marano da tantissimi anni. Due artiste, ma soprattutto due “avanguardiste” ante litteram, insomma due donne con gli attributi, di forte sensibilità e senso dell’altruismo. La Ricciardiello, progressista nelle idee da sempre, nonostante abbia vissuto la sua giovinezza in un paese dove gli atavici retaggi della sub cultura napoletana l’hanno sempre fatta da padroni; la Di Marino, invece, è diventata mentalmente libera dai preconcetti, come lei stessa scrive, alcuni anni dopo il suo trasferimento al nord. La loro libertà si evince dai post lanciati quotidianamente da entrambe e che qualcuno considera autentici sermoni, mentre sono in tanti ad aspettarli con fervore.

Partiamo da quello lanciato da Lella Di Marino:

Duemilasedici, l’anno dei…Cappelli.
“Un cappello può esprimere tante cose, nel mio caso prende il significato di Coraggio.
Quando ero ragazzina, conoscevo di fama una bellissima donna, la chiamavano la “parigina” per il modo eccentrico di vestirsi e per i suoi cappelli; era sulla bocca di tutti e velatamente derisa.
Mi piaceva un sacco, rappresentava ciò che
io volevo diventare, una donna libera da preconcetti e che non teme il giudizio degli altri.
Ho impiegato un po’ a far venire fuori la “parigina” che era in me e farlo in età “avanzata” come la mia è stato ancora più difficile ma ci sono riuscita.
Ora sono una donna mentalmente sempre più libera, realizzata e felice.
Nella vita si possono indossare tutti i cappelli del mondo…basta solo avere coraggio, io l’ho avuto e sono stata premiata”.

 

La risposta di Lia Ricciardiello

“Allora doveva essere una mia omonima, perché anche io ero chiamata la parigina e qualcuno mi chiama ancora così. I cappelli ho iniziato a indossarli in fasce e oggi ne posseggo più di cento”

Contro risposta della Di Marino

“Cara Lia io ho descritto un ricordo con gli occhi di una quindicenne. Se sei tu la “parigina” dei miei ricordi posso solo dirti che non ci siamo mai conosciute personalmente. Io ammiravo la tua bellezza ed eccentricità. Non ti sentire la scema del villaggio perché non lo eri. Il mio velatamente derisa, voleva semplicemente mettere in evidenza la mentalità di un paese non pronto ad accogliere una donna della personalità forte come la tua. Quello che io ho ammirato in te è stato proprio questo, la tua personalità oltre i tuoi bellissimi cappelli. Eri e resti una bellissima donna.
Ti auguro un anno meraviglioso”
.

Di nuovo Ricciardiello

Cara Lella io non mi ricordo di te però mi sembra che tu sia cugina della povera Palma. Ora, facendo i conti, non abbiamo tantissimi anni di differenza: io ero una ragazzina e ricordo una donna… Se tu eri una ragazzina, secondo la scala dell’età evolutiva, io ero una ragazza, il velatamente derisa mi ha un po’ allertata: mi fai sentire come la scema del villaggio, può anche essere in un paese come Calvizzano che, all’epoca, era da oscurantismo medioevale, i fuori schema non erano compresi, io ero e sono stata sempre così e mi fa piacere che tu mi abbia emulato almeno nei cappelli. Questa non è né una critica né un rimprovero, ma una considerazione amichevole su ciò che hai scritto”.

P.S. Tre anni fa sono stata eletta miss gambe in un villaggio turistico ovviamente over 50. Ti abbraccio in un augurio.
Cosa aggiungere a una lezione di stile e di libertà? “Nella vita si possono indossare tutti i cappelli del mondo…basta solo avere coraggio: Lia e Lella l’hanno avuto e sono state premiate”.

 

 

 

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