Napoli. “Sì, ho investito nel pane, nel racket che impone le provviste di pane a commercianti, ristoratori, supermercati”. Antonio Lo Russo, boss pentito, ha confermato il grosso business gestito dalla camorra. L’ex reggente dei “Capitoni” di Miano conferma quanto già ipotizzato dal pool Antimafia di Napoli.

Sono i primi verbali del collaboratore di giustizia. Alcune pagine sono state messe agli atti nel corso del processo alla camorra di Secondigliano, che prenderà le mosse il prossimo 14 febbraio dinanzi al Tribunale di Napoli. Si parte dai soldi, dagli investimenti nell’economia pulita, a conferma di un trend sul quale stanno parlando anche gli zii Mario e Carlo Lo Russo. Parole da analizzare che potrebbe portare a risvolti importanti quelle del figlio di Salvatore. Antonio fu arresto a Nizza dove trascorreva una latitanza dorata. Il boss è noto anche per la sua amicizia con l’ex calciatore del Napoli Ezequiel “El Pocho” Lavezzi e per la sua presenza a bordo campo al San Paolo nel corso di un Napoli-Parma.

Dal 2012 in poi, – come riporta Il Mattino – alcuni punti della città il prezzo del pane è aumentato, è schizzato, proprio sulla scorta dell’intervento del clan Lo Russo. Poi, il figlio del boss di Miano fa i nomi di alcuni imprenditori condannati in via definitiva nel corso del processo Megaride, quella sul reimpiego dei soldi del contrabbando in alcuni ristoranti della città. Lo Russo ha detto che potrebbe riferire anche di diversi omicidi.

“Le rivelazioni del boss Antonio Lo Russo confermano quanto denunciamo da anni e rendono ancora più inspiegabile e inaccettabile il comportamento del Prefetto di Napoli che continua a non convocare quel tavolo interistituzionale messo in piedi quando, grazie soprattutto al lavoro dei Carabinieri, allora guidati dall’attuale generale di corpo d’armata, Gaetano Maruccia, si decise di istituire una sorta di task force contro la panificazione e la commercializzazione abusiva del pane, quasi sempre in mano alla camorra”.

Lo hanno detto il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, a lungo impegnato nella denuncia e nella lotta contro il fenomeno quando era assessore provinciale all’agricoltura di Napoli, e il leader dell’Unipan, Domenico Filosa, per i quali “dopo la grande attenzione, anche mediatica, di quegli anni, è calato il silenzio, eccezion fatta per gli interventi dei Carabinieri e tutti i nostri appelli a convocare il tavolo per mettere a punto iniziative contro panificazione e distribuzione abusive e illegali sono rimasti inascoltati”.

“Ora, alla luce delle dichiarazioni del pentito della camorra, che vanno ad aggiungersi ad altre e alle tante inchieste che hanno evidenziato come imporre il pane a ristoranti e attività commerciali sia una delle strade scelte dagli estorsori, ci auguriamo che finalmente il Prefetto convochi il tavolo in Prefettura” hanno concluso Borrelli e Filosa annunciando di “aver preparato altri dossier di cui discutere e su cui avviare indagini”.

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