Roma. Camorra Capitale, condannati a 300 anni di carcere i “Napoletani della Tuscolana”. La sentenza è arrivata ieri dai giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Roma. 30 anni di reclusione al boss di origini irpine Domenico Pagnozzi (in foto), detto Mimì o’ professore e figlio del boss Gennaro. Insieme a lui c’erano altri 31 imputati, nell’ambito dell’inchiesta denominata “Tulipano” e subito ribattezzata “Camorra Capitale”. Le accuse sono associazione mafiosa all’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione, usura, reati contro la persona, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, illecita detenzione di armi, con l’aggravante del metodo mafioso.

E’ stata riconosciuta così – scrive La Repubblica – l’esistenza di un clan che, dal 2008 in poi, ha fatto affari grazie al traffico di stupefacenti, attraverso il controllo dello spaccio nelle piazze di Centocelle, Borghesiana, Pigneto e Torpignattara, ma anche con il recupero di crediti attraverso metodi estorsivi e con il controllo capillare della distribuzione delle slot machine nella zona di Cinecittà. Tutte attività gestite a suon di intimidazioni e violenze. Un’associazione camorristica bene radicata nella Capitale, formato da criminali campani e romani, ed al cui servizio ci sarebbero stati anche i Casamonica.

Oltre a Pagnozzi, ritenuto il vertice, sono arrivate altre 23 condanne tra cui Massimiliano Colagrande e Antonino Calì (30 anni ciascuno), Marco Pittaccio (21 anni e mezzo), Claudio Celano (20 anni), Marco De Rosa e Stefano Fedeli (20 anni e 4 mesi ciascuno).

 

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