La sala consiliare del palazzo municipale, ieri sera, ha ospitato un’altra rassegna di Incontri d’autore, organizzati per le festività natalizie dal comune di Giugliano ed a cui i cittadini hanno preso parte attivamente. Ad allietare la serata erano presenti Carlo Puca, scrittore de Il Sud deve morire, giornalista e vicedirettore di Panorama ed Antonio Menna, giornalista e scrittore de Il mistero dell’orso marsicano ucciso come un boss ai Quartieri spagnoli, intervistati dal sindaco di Giugliano Antonio Poziello.

Le domande, a cui entrambi gli scrittori hanno risposto, erano incentrate sui libri, ma offrivano anche spunti di riflessione su luoghi comuni riguardanti soprattutto il sud Italia, come la passione e la coesione sociale, i giovani, le loro condizioni lavorative e la camorra.

Dopo gli appassionati botta e risposta degli intervistati, molti dei loro fan hanno chiesto dediche ed autografi. Noi, invece, abbiamo chiesto, all’intero terzetto di partecipanti, delle dichiarazioni. Iniziamo da Carlo Puca…

In una dichiarazione precedente alla presentazione del suo libro ha sostenuto di avere scaffali pieni di suoi testi, iniziati ma mai terminati. Cosa lo ha convinto a non far diventare Il Sud deve morire uno di quei lavori incompleti?

“Mi hanno spinto una serie di vicende, una di queste è stata un viaggio in treno. L’ennesimo viaggio estivo su un treno malandato proveniente dalla Calabria verso Napoli, in cui tutti continuavano a dirmi che non potevo aspettarmi altro dal sud: l’aria condizionata rotta, i bagni assurdi ecc. Ma perché il sud dev’essere dipinto come una schifezza? Perché non dovremmo ribellarci e tentare di costruire qualcosa di diverso? In quel momento si era accesa la scintilla e poi, parlando con altre persone, ho sentito l’esigenza di raccontare il sud perché non se ne parla più. E’ come se non esistesse nel dibattito politico nazionale, lo è diventato solo in tempo di elezioni ma poi è finita lì.”

…scambiamo quattro chiacchiere con Antonio Menna…

Come le è venuto in mente di far iniziare il suo romanzo dall’assassinio di un orso?

“Dunque, cercavo un animale che a memoria d’uomo e da leggende metropolitane non fosse mai comparso nei Quartieri, e così ho scelto l’orso. L’idea era di creare una situazione insolita e da lì partire per indagare su un mistero. Via via, ho scoperto che l’orso era una buona metafora di Napoli: così mansueto da diventare il re dei peluche, e in fondo così feroce da essere uno degli animali più pericolosi; così grosso da sembrare lento e in realtà agile e rapido. I due volti dell’orso sono diventati i due volti di Napoli.”

…per poi terminare con il sindaco Antonio Poziello.

Cosa ne pensa di questo scambio di ruoli e qual è stato il criterio di scelta di eventi ed iniziative così diversi tra loro?

“Lo scambio di ruoli mi diverte perché mi fa tornare ad un mestiere che cerco di non abbandonare: rimane un vecchio amore. Invece gli eventi sono stati definiti allo scopo di creare un filo conduttore tra il mondo delle fiabe di Basile, cercando di offrire anche una serie di momenti di riflessione tra loro diversi e di crescita culturale della città. Allestiamo una serie di eventi che attirino a Giugliano, non solo i giuglianesi stessi, ma anche persone provenienti da altri posti. Ieri, ad esempio, c’era il concerto dei Foja ed erano presenti molte persone di Napoli ed altre provenienti da altri comuni vicini. Continueremo, dunque, in un crescendo fino al concerto di chiusura degli eventi con Lina Sastri.

Di Federica Iodice

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