Fidel Castro, Che Guevara. Due volti diversi della rivoluzione cubana. Il Lider Maximo da un lato, capo di governo e uomo di potere, il combattente dall’altro. Come mostra la foto che vi proponiamo in basso, la prima che li ritrae assieme, Fidel Castro e Ernesto Che Guevara si conobbero nel giugno 1956. I due sono in cella. Erano stati arrestati la notte del 21 giugno a Città del Messico per cospirazione contro il governo cubano. Furono rilasciati un mese dopo e riuscirono a organizzare la partenza a bordo del Granma (la nave che dal Messico arrivò a Cuba): il 25 novembre del 1956 salparono da Tuxpan alla volta di Cuba con altri 80 uomini. Non fu una spedizione fortunata. Lo yacht sbagliò rotta e arrivò sulla costa cubana il 2 dicembre. L’esercito sorprese i rivoluzionari. Si salvarono in venti tra cui Gino Doné Paro, un ex partigiano italiano.  Il governo era convinto che tra i caduti ci fossero anche Castro e Che Guevara che si erano invece rifugiati nella foresta della Sierra Maestra per riorganizzare la guerriglia.

L’inizio della rivoluzione e la presa del potere. Come riporta anche Wikipedia e altre autorevoli fonti storiche, i due dovettero aspettare il 1959 per trionfare a La Havana: i ‘barbudos’ entrarono a L’Avana e Fidel assunse la carica di primo ministro, ricoperta per decenni insieme a quelle di capo delle forze armate e primo segretario del Partito comunista cubano. Fino al trionfo della ‘revolucion’, l’isola viveva del commercio con Washington. Dopo la presa del potere di Fidel, il paese divenne un campo di battaglia della ‘guerra fredda’. Cuba riuscì comunque a resistere al duro embargo americano e a un attacco militare, quello della ‘Baia dei Porci’, organizzato dalla Cia formato da cubani reclutati all’estero.

 

L’allontanamento. Il sodalizio ideale e umano tra Castro e Che, però, non durò a lungo. Mentre Fidel Castro era impegnato nel governo di Cuba, Guevara sognava altre rivoluzioni per liberare popoli oppressi da regimi totalitari. Lo strappo si ebbe nel ’64 in seguito a un discorso di Guevara tenuto ad Algeri all’assemblea del II seminario economico di solidarietà afroasiatica, dove sostenne che il costo delle lotte di liberazione nazionale dovesse essere sostenuto dai Paesi socialisti con la fornitura gratuita d’armi e contestò i rapporti commerciali: «Come può essere un reciproco vantaggio – disse – vendere a prezzi di mercato le materie prime che costano sudore e infinite sofferenze ai Paesi arretrati e comprare a prezzi di mercato le macchine prodotte nelle grandi fabbriche automatizzate?».

Quando Fidel Castro, tra il ’63 e il ’64, sigillò l’alleanza con l’Urss e il Patto di Varsavia che collocò definitivamente Cuba nell’orbita dei Paesi socialisti. Guevara, la cui opinione era che l’Urss fosse per il Terzo mondo una potenza imperialista come gli Stati Uniti, si allontanò progressivamente dal gruppo dirigente cubano e nel ’65 scrisse una lettera di commiato a Fidel, lasciando l’isola. Andò prima in Congo e poi in Bolivia, ma le sue rivoluzioni non riuscirono.

La morte del combattente. Nel 1967 Che Guevara venne assassinato in Bolivia. A confermare la notizia, davanti alle telecamere, fu l’amico Fidel Castro. In un lungo discorso il lìder maximo espose i suoi dubbi sulle notizie false diffuse dall’esercito e dal governo boliviano, ma parlò del valore di combattente rivoluzionario del “Che”. Il 15 ottobre 1967 Castro proclamò tre giorni di lutto nazionale. Si concluse con la morte del combattente il patto rivoluzione tra i due uomini che hanno cambiato la storia del secolo scorso e non solo.

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