“Voglio parlare quando ci sta Pirozzi. Ora non più. Poi si vedrà”. Queste le parole di Feliciano in aula quando la presidente gli ha chiesto cosa volesse dire a termine dell’interrogatorio di un imputato. Aspettava da giorni Feliciano ma non lo hanno fatto parlare quando lui l’ha chiesto. Forse perché Pm e presidente sapevano che voleva rivolgere domande o frasi al pentito. Probabile che abbiano voluto evitare. Ma non è certo. Prima però, ad inizio seduta, un indizio l’ha dato.

 

“Voglio parlare del matrimonio di mia figlia”. Poi null’altro. Oggi invece in udienza Pirozzi ha continuato a parlare e a raccontare. Ha svelato altri particolari relativi a commercianti, imprenditori e riciclaggio di denaro. Secondo Pirozzi, ma è un fatto noto in città, i piccoli commercianti non pagano il pizzo. Per loro una sorta di nulla osta della camorra. A pagare al loro posto i grandi commercianti. Come? O consistenti quote annuali o con il solito sistema dei “cambi assegni”. Poi passa al tema riciclaggio relativo ad alcune grosse attività. Dal riciclaggio si passa alle tangenti. Qui il sistema, come tutti gli altri, era perfettamente organizzato. Appalti di ogni genere, se non erano affidate a ditte amiche, dovevano comunque passare al vaglio della cosca. Come? Con le tangenti. E, se la ditta che prendeva o svolgeva lavori, non era di Giugliano il prezzo da pagare aumentava. “Piu 7%” spiega. Quello più redditizio di tutti? Come sempre quello sui rifiuti: “Era completamente pilotato da noi e quando non riuscivamo le ditte dovevano pagare”.

 

Per adesso, nell’ambito di questo processo, il pentito ha probabilmente finito di parlare. Ma è solo l’inizio. A breve inizieranno altri processi. In campo diverse inchieste come “Crash”, “Lilium” 1 e 2, “Arcobaleno” e “Sfregio”. E Pirozzi, giura, ha ancora tanto da dire.

Ma cosa vorrà dire Feliciano a Pirozzi?

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