La crisi generale del sistema capitalista si manifesta anche nella devastazione ambientale del pianeta, e ciò nel nostro territorio è particolarmente evidente. La cosiddetta “terra dei fuochi” non è altro che l’epilogo di una storia che va avanti da decenni e che consiste nell’usanza di imprenditori, camorristi, lobbies della gestione del ciclo dei rifiuti e politici corrotti, di ridurre al minimo i costi di smaltimento dei rifiuti da essi stessi prodotti allo scopo di aumentare i profitti, senza tenere in considerazione le conseguenze ambientali che tutto ciò genera.
E’ da questo principio che nasce il problema dei roghi tossici, così come quello delle varie “emergenze rifiuti” che ciclicamente si ripresentano; le discariche e gli inceneritori disseminate sui territori sono anch’essi esempi di come i poteri forti del paese guardino soltanto ai propri profitti, mentre le popolazioni locali ne pagano le conseguenze, in primis con un aumento spropositato di malattie dovute a cause ambientali (come il cancro, che registra percentuali altissime nell’area nord di Napoli).
Di questi problemi le popolazioni locali hanno preso coscienza già da tempo, e attraverso la lotta organizzata di comitati, associazioni, movimenti popolari, sono riuscite a scongiurare ulteriori decisioni politiche di devastazione ambientale; a Qualiano l’esempio più recente è stato il Comitato No Inceneritore che nello scorso autunno ha dato il suo contributo nella lotta contro il tentativo di costruire un nuovo inceneritore di rifiuti a Giugliano. Il 16 Novembre scorso furono 100\’000 le persone scese in piazza a Napoli per lottare contro questo vero e proprio Biocidio: la risposta prima dell’illegittimo ed incostituzionale governo Letta-Berlusconi, e poi dell’altrettanto autoproclamato governo Renzi, è stata un inutile decreto che non ha fatto altro che militarizzare il territorio senza mettere minimamente in dubbio la prosecuzione di ciò che è sopra descritto.
E’ per questo che oggi 16 Maggio, a distanza di sei mesi da quella grande mobilitazione popolare, c’è la necessità di far ripartire la lotta al Biocidio che prosegue indisturbato. Ma soprattutto c’è la necessità di comprendere che non possiamo più chiedere all’attuale classe dirigente di risolvere problemi che essa non può e non vuole risolvere, perchè essa con i suoi interessi economici e politici è il problema. La lotta per un ambiente sano deve unirsi a quelle degli operai, degli studenti, dei precari, dei disoccupati, e di tutte le masse popolari, che quotidianamente si moltiplicano nel nostro paese; ma la lotta avrà uno sbocco positivo solo se faremo nostro l’obiettivo di governare l’intero paese, attraverso un Governo di Emergenza Popolare che assegni a tutti un lavoro utile e dignitoso e riconverta il sistema produttivo mettendo al centro il rispetto per la salute umana e ambientale. Un processo di nuova governabilità del paese che può e deve partire dai nostri territori, attraverso la mobilitazione e l’autorganizzazione popolare: non ci stiamo ad emigrare e ci riprenderemo tutto ciò che ci è stato tolto!

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