Pompei. Un commento in arabo sulla pagina Facebook degli Scavi di Pompei sta creando non poche fibrillazioni nel mondo dell’intelligence campana. Il 14 aprile scorso, un uomo ha lasciato un messaggio a margine di alcuni post sul parco archeologico napoletano. Risalendo al profilo di tale Abu-Jaber, gli addetti dell’ufficio stampa della Soprintendenza si sono imbattuti in alcune foto di grande interesse investigativo su cui stanno lavorando, da qualche settimana, le forze dell’ordine e la magistratura nel più totale segreto.

 Ce n’è una di un soggetto (l’autore del post?) con un fucile mitragliatore e una lunga cintura di proiettili di grosso calibro. È sdraiato su un terreno, in posizione di attacco. In un’altra, lo stesso personaggio è raffigurato a figura intera con lo sguardo severo e il volto barbuto. Mentre l’immagine di copertina sono tre bambini che si scaldano accanto a un fuoco di fortuna ricavato vicino a una scatola di cartone.

 Diversi commenti sono accompagnati da invocazioni ad Allah.  Pur non essendoci state minacce esplicite nel post, la presenza del visitatore arabo sul popolare social network ha destato l’interesse delle forze di polizia perché Pompei è unanimamente considerata un’area ad alto rischio terroristico. Il mistero è perché Abu-Jaber abbia voluto lasciare traccia di sé in maniera così vistosa.

fonte: Simone Di Meo per Dagospia

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